In questa babele politica ci mancava solo Giulio Tremonti, ministro dell’economia, con il suo elogio al posto fisso: “Il posto fisso è la base sulla quale costruire un progetto di vita e la famiglia, in quanto la mobilità lavorativa non è un valore di per sé … C’è stata una mutazione quantitativa e anche qualitativa del posto di lavoro, da quello fisso a quello mobile … Per me l’obiettivo fondamentale è la stabilità del lavoro, che è base di stabilità sociale”.
Apriti cielo; interviene fuori dalla grazia di dio Renato Brunetta, ministro della funzione pubblica, con un urlo di orrore: “Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati, solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro”.
Gli fa eco Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, con un deciso: “La cultura del posto fisso è un ritorno al passato non possibile che negli anni scorsi ha creato problemi”.
Il sornione Pierluigi Bersani, sempre più affannato per la corsa alla segreteria del Partito Democratico, si chiede timidamente e forse (speriamo) ironicamente se il posto fisso sia inteso a casa o al lavoro rilevando il fatto che fra le due opzioni c’è una certa differenza.
Non poteva mancare una sagace e istruttiva dichiarazione di Luigi Angeletti (segretario della UIL e compagno di merenda di Raffaele Bonanni segretario della CISL): “Tremonti parla come se fosse un nostro iscritto” (come volevasi dimostrare finalmente sappiamo da che parte stanno i due sindacati).
Ma la ciliegina sulla torta la mette il nostro dux Silvio: “La polemica della sinistra sulle dichiarazioni di Tremonti e sul posto fisso è l'ennesima conferma della malafede di molti esponenti della sinistra. Confermo la mia completa sintonia con il ministro Tremonti. Per noi, come dimostrano i provvedimenti presi in questi mesi a tutela dell'occupazione, è del tutto evidente che il posto fisso è un valore e non un disvalore. Così come sono un ‘valore’ le cosiddette partite Iva … Il governo è a fianco dei milioni di italiani che lavorano come collaboratori dipendenti così come è a fianco di milioni di italiani che intraprendono, rischiano e producono ricchezza per sé e per i loro collaboratori, nell'interesse dell'Italia”.
Non ce ne sarebbe bisogno ma vi propongo una mia personalissima traduzione dal politichese berluspapista all’umano della frase il governo è a fianco dei milioni d’italiani che lavorano come collaboratori dipendenti.
Eccola: “da oggi inizia la campagna elettorale, senza esclusioni di colpi, mi approprio – dice lui – di slogan tradizionalmente del popolo della sinistra (i cui boss - dico io - sono quasi spariti o comunque pensano ad altro) così conquisto il voto di operai e impiegati orfani dei loro capi sindacali e politici. Finite e vinte le elezioni regionali di primavera – continua a dire lui – dichiarerò che la ringhiosa stampa di sinistra ha volutamente interpretato male le mie parole. E vissero tutti felici e contenti”.
La traduzione non è proprio letterale e confesso che ci ho messo anche del mio, ma il senso mi sembra chiaro: come dice Nicolò Macchiavelli, “governare è far credere”.
Non cadiamo in questi trabocchetti, la dittatura si avvicina a passi da gigante.
Allerta! Allerta!
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mercoledì 21 ottobre 2009
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non si combatte il precariato proponendo la favola del posto fisso. questa è demagogia
RispondiEliminaIl precariato tra nostalgia di Tremonti per il posto fisso e riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali,