Ma ora si è frapposta una bugia che ha rotto l’incantesimo. Ma andiamo per ordine.
Il presidente, pochi giorni fa, ha firmato in gran fretta la legge riguardante lo scudo fiscale (la legge-strenna per evasori fiscali, truffatori, esportatori di valuta e boss) che è incostituzionale in quanto è, nella sostanza, una vera amnistia per approvare la quale la costituzione obbliga ad una maggioranza qualificata.
Nonostante da più parti gli si chiedesse di non farlo, il presidente ha giustificando tale atto come un obbligo costituzionale. Ma il presidente della repubblica, in quanto garante dell’applicazione della costituzione, nel sottoscrivere una legge ha come prima preoccupazione che la stessa rientri tra i paletti della costituzione stessa e non può e non deve firmare leggi che appaiano incostituzionali. In questo caso il capo dello stato rinvia il tutto al parlamento accompagnandolo con un messaggio motivato e chiedendo una nuova delibera: se le camere approvano lo stesso testo il presidente è obbligato ad apporre la sua firma.Cosa indica questa procedura voluta, e con ragione, dai padri costituenti?
A me pare elementare: se il presidente firma una legge in prima battuta significa che lo stesso la ritiene costituzionale mentre se la firma in seconda battuta non la ritiene costituzionale, non se ne assume la responsabilità e la firma solamente perché il parlamento rappresenta il popolo italiano e lo obbliga a farlo. Come si può percepire, c’è una sostanziale differenza fra i due modi di agire.
Ma allora quando Napolitano dice, come ha dichiarato e abbiamo sentito attraverso la televisione, che “non firmare non significa niente” dice una bugia? Sì, a mio parere per un capo di stato una colpevole bugia.
Ora, immaginate cosa può verificarsi se la Corte Costituzionale boccerà la legge per evidente incostituzionalità (come spero succeda anche per il lodo Alfano): il garante della costituzione sarà responsabile della promulgazione di una legge incostituzionale.
Che disastro.
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