martedì 13 ottobre 2009

DALL'ARMENIA UNA BUONA NOTIZIA


La Turchia e l’Armenia hanno firmato, il 10 ottobre, uno storico accordo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, dopo decenni di sangue e di gelo: tra il 1915 e il 1917 un milione di armeni, ritenuti una minaccia per la sicurezza dell'Impero Ottomano, vennero uccisi sistematicamente dal governo di Ankara.

Questa notizia, appena appresa in modo incompleto e non ancora metabolizzata, per chi come me alla fine degli anni ’60 era studente “impegnato” e si interessava del “terzo e quarto mondo” (allora non si era così raffinati come oggi e si chiamavano così rispettivamente i paesi sottosviluppati e i paesi socialisti) è una notizia che mette un po’ di pace nell’animo. Ma prima di esultare veramente voglio leggermi i contenuti reali dell’accordo.
Questo avvenimento mi ha però riportato alla memoria un libro che ho letto qualche mese fa, un romanzo “epico” sulla persecuzione del popolo armeno da parte dei turchi e che, in molte sue parti, mi ha costretto alla commozione: “I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH” scritto da Franz Werfel e pubblicato per la prima volta, credo a Vienna, nel 1933. Vi riporto, di seguito, la presentazione tratta dalla bandella della sovracopertina del libro.

“Grande e travolgente romanzo, narra epicamente il tragico destino del popolo armeno, minoranza etnica odiata e perseguitata per la sua antichissima civiltà cristiana, in eterno contrasto con i turchi, con il grande Impero ottomano detentore del potere. Verso la fine del luglio 1915 circa cinquemila armeni perseguitati dai turchi si rifugiarono sul massiccio del Mussa Dagh, a nord della baia di Antiochia. Fino ai primi di settembre riuscirono a tenere testa agli aggressori ma poi, cominciando a scarseggiare gli approvvigionamenti e le munizioni, sarebbero sicuramente stati sconfitti se non fossero riusciti a segnalare le loro terribili condizioni a un incrociatore francese.u quel massiccio dove per quaranta giorni vive la popolazione di sette villaggi, in un'improvvisata comunità, si ripete in miniatura la storia dell'umanità, con i suoi eroismi e le sue miserie, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma soprattutto con quell'afflato religioso che permea la vita dell'universo e dà a ogni fenomeno terreno un significato divino che giustifica il male con una lungimirante, suprema ragione di bene.Dentro il poema corale si ritrovano tutti i drammi individuali: ogni personaggio ha la sua storia, ogni racconto genera un racconto. Fra scene di deportazioni, battaglie, incendi e morti, ora di una grandiosità impressionante, ora di una tragica sobrietà scultorea, ma sempre di straordinaria potenza rappresentativa, si compone quest'opera fondamentale dell'epica moderna.

Tragico documento sulla persecuzione degli armeni da parte dei turchi durante la Prima guerra mondiale, il libro venne pubblicato nel 1933 ed è stato giustamente considerato la più matura creazione di Werfel nel campo della narrativa.”

Volete un consiglio: leggetelo.


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