giovedì 29 ottobre 2009

IL PIOMBO CINESE

Mi sono preso un giorno di riposo dalla politica italiana (c'è da rimanerne intossicati) quindi non commenterò l’approvazione da parte del consiglio dei ministri del disegno di legge sull’Università del ministro Maria Stella Gelmini (ma mi piacerebbe ricevere le vostre considerazioni in merito), né commenterò i lavori del governo sul prossimo lodo che porterà probabilmente il nome del portasfiga (per Berlusca, ovviamente) Nicolò Ghedini relativo al trasferimento obbligatorio a Roma di tutti i processi alle più alte cariche dello stato (forse estensibile a tutti i parlamentari), scippando in questo modo ai giudici naturali tutti i processi riguardanti il più figo dei presidenti italiani.


Parlerò invece della Cina, condividendo con voi una notizia che mi ha fatto orrore, nel senso letterale del termine, perché dimostra quanto sia facile calpestare l’uomo e la sua dignità nel silenzio colpevole del mondo e specialmente del mondo democratico.
Nello Jiyuan (nella provincia centrale di Henan) c’è un grande complesso di fonderie di piombo le cui emissioni hanno inquinato il territorio circostante e hanno intossicato migliaia di abitanti, la maggior parte bambini. Le analisi, disposte dall’autorità civile a seguito delle vibrate proteste di molti cittadini, hanno riscontrato, nel sangue degli abitanti del luogo, livelli altissimi di piombo e cadmio. La questione è di una gravità impressionante altrettanto quanto le conseguenze sullo stato di salute delle persone.
Appurato ciò, mi parrebbe cosa normale, oltre a dare martellate sulla testa dei responsabili di questo scempio, procedere nel mettere in sicurezza le fabbriche, filtrare i fumi, fare tutte le diavolerie possibili perché la gente non respiri più il piombo; e, se tutto questo non è possibile, chiudere le fabbriche o riconvertirne la produzione.

La soluzione che la millenaria saggezza cinese ha trovato, invece, è stata quella di spostare forzatamente (leggi: deportare) 15.000 abitanti attorno alle fonderia in altra provincia. E, oltre al danno, la beffa: il costo dello spostamento, che il sindaco della città di Zhao Suping ha stimato in 1.000 milioni di yuan equivalenti a circa 98 milioni di euro, sarà per il 30% a carico dei residenti-deportati e il restante a carico del governo. È l’orrore della tirannia dell’economia sull’uomo.


Non ho trovato questa notizia sulla stampa nazionale ed è solo accennata sulla stampa internazionale, la si trova quasi esclusivamente sul web; evidentemente non è una notizia importante almeno quanto le escort, i/le trans, le scarlattine prese dai nipoti (non ci credo), le cazzate di Maria Stella e i ma-va-là di bocca di rosa.


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