sabato 24 ottobre 2009

RANIERO LA VALLE: UNA PROPOSTA DI DEMOCRAZIA

Voglio proporvi, perché la condivido, una nota di Raniero La Valle, apparsa sul sito http://www.liberacittadinanza.it/, riguardante l’attuale situazione socio-politica italiana e una proposta che mi pare interessante, proponibile e percorribile.

A tutti voi è nota la figura e l’azione di Raniero La Valle, ve la rammento utilizzando le informazioni che lui stesso ci da e che sono in evidenza nel suo blog http://ranierolavalle.blogspot.com/ :È un giornalista, politico ed intellettuale italiano. Laureato in giurisprudenza, diventa direttore de Il Popolo e nel 1961 del quotidiano L'Avvenire d'Italia. Dal 1976 al 1992 diventa parlamentare della Sinistra Indipendente. Numerose le sue opere: Dalla parte di Abele (1971), Fuori dal campo (1978), Dossier Vietnam-Cambogia (1981), Marianella e i suoi fratelli (1983), Pacem in terris, l'enciclica della liberazione (1987). Attualmente è direttore di Vasti - scuola di critica delle antropologie - ed è stato presidente dell'Associazione Amici della Mezzaluna rossa palestinese. I suoi ultimi libri sono Prima che l'amore finisca (2003) e Agonia e vocazione dell'Occidente (2005). Nel 2008 ha pubblicato il volume "Se questo è un Dio", che costituisce una riflessione teologica di ampio respiro storico. Nel luglio 2008 è stato promotore e fondatore del movimento “Sinistra Cristiana – Laici per la Giustizia”, un servizio politico per la Costituzione, la laicità e la pace (www.sinistracristiana.net)."


COSTRUIAMO UNA COSTELLAZIONE DEMOCRATICA
di Raniero La Valle - 22 ottobre 2009
Ormai è tempo di fare un bilancio di 15 anni di riforme dell’assetto istituzionale e politico italiano. Il risultato non è solo un fallimento, ma il formarsi di un buco nero in cui tutta la nostra convivenza potrebbe sprofondare.
Il bipolarismo si è rapidamente trasformato nella pratica politica o nel sogno – come è stato chiamato – di due partiti unici, ciascuno dei quali, da solo, pretende di rappresentare e governare tutto il Paese, negando o cannibalizzando la parte avversa. Il bipolarismo all’italiana, nella versione berlusconiana, vuole un’Italia fatta di due sole parti, la destra e la sinistra, ma in cui la sinistra non ci sia.
Il perseguimento di questo obiettivo ha completamente sequestrato la politica, e anche l’azione di governo, scatenando la guerra tra istituzioni e impedendo che esse si occupassero del bene comune e delle necessità del Paese. Si è aperta la caccia alla giustizia, intesa come magistratura o Corte costituzionale, e si è abbandonata del tutto la giustizia intesa come giustizia sociale. Dall’Antico Testamento fino alla Costituzione repubblicana giustizia sociale vuol dire fare giustizia all’orfano, alla vedova, al povero, al precario, al disoccupato, al naufrago, allo straniero. E proprio perché non si fa questa giustizia, e anzi essa non è nemmeno in agenda, che la Costituzione è più gravemente violata e anzi distrutta.
Berlusconi non è solo causa, ma anche effetto di questo degrado. Non solo la Corte costituzionale e il presidente della Repubblica, ma anche il presidente del Consiglio è un organo di garanzia. Anche lui giura, anche lui deve attuare le finalità della Carta, anche lui deve mantenere l’unità del corpo politico, a cui “l’unità dell’indirizzo politico e amministrativo” che gli è affidata è funzionale. Non si può governare contro più della metà del Paese, né si può dire agli industriali: voi lavorate, alla democrazia ci penso io. Anche il fascismo diceva: qui non si fa politica, si lavora. Ma se a far politica è uno solo, come avvenne allora, la catastrofe è assicurata.
In ogni caso la situazione ormai è che perfino se Berlusconi avesse ragione, la sua presenza alla testa del governo è diventata causa di una grave turbativa dell’ordine pubblico e della vita collettiva, genera ansia, promuove l’anarchia delle classi dirigenti, diffama l’Italia all’estero e patrocina una cultura dell’odio e del nemico che non solo alla più piccola miccia può scatenare un incendio, ma soprattutto corrode e corrompe il pensiero e lo stile dei rapporti sociali delle giovani generazioni.
L’Italia è tarlata da questa cultura rampante che distrugge ogni legame sociale. Non c’è più l’accoglienza di ciascuno del volto dell’altro. C’è un volto, come viene rappresentato in TV negli scontri politici, che è un volto torvo, ghignante, sprezzante, minaccioso e senza luce d’intelligenza.
L’appello “per la costruzione di una costellazione democratica non mira perciò solo a un riscatto politico passeggero, ma a ricostituire le condizioni di una cultura e di una civiltà politica diversa.
Con il pane e i circenses si può ballare una sola estate. Dire davanti ai morti dell’alluvione in Sicilia e davanti al crollo dei redditi delle famiglie, che si farà il ponte sullo Stretto è una provocazione. Come quella attribuita a Maria Antonietta: se non hanno pane, che mangino brioches.
Perché allora la “costellazione democratica”? Lo racconta la sua figura: ogni stella brilla di luce propria, e ognuna ha il suo corso nel cielo. Nessuna inghiotte o distrugge l’altra. Ma insieme formano un disegno, esprimono un progetto, e addirittura (nello Zodiaco) evocano un destino. Le costellazioni esistono perché ci sono le stelle, e non le vogliono spegnere, ma anzi che brillino. Ma insieme aggregate entrano nell’immaginario collettivo.
Fuor di metafora: in una Costellazione politica alcune forze tra loro più vicine si uniscono, senza confondersi, per formare un governo; altre restano in un’orbita più larga, fanno parte di una maggioranza parlamentare, e insieme si possono presentare in una alleanza elettorale come alternativa al potere della destra; e prima ancora possono compiere insieme un’azione visibile nel territorio per il radicamento di una cultura costituzionale e l’esercizio del pluralismo della comunicazione sociale e della libertà.
Questa è una proposta non solo costruttiva per il centro-sinistra, ma anche liberatoria per la destra: nessuno deve essere costretto a stare sotto Berlusconi per avere parte nella politica e nel potere, tutti possono coesistere e cooperare rimanendo autonomi e diversi.
Ma è su questi piani alti di rapporti risanati tra istituzioni, forze politiche e mondi vitali del Paese, che si può operare per la salvezza e la pace della Repubblica.



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