Fini no, non mi fido; mi pare che giochi al “buon” macellaio in (apparente) contrasto con il presidente del consiglio che sarebbe il “cattivo” macellaio: ma sempre di macellai parliamo (uso il termine “macellaio” solo perché così l’esempio mi viene bene e non perché i due indossino il grembiule sporco di sangue e maneggino il coltellaccio: io non me ne sono ancora accorto).
Chi mi stupisce di più è il Partito Democratico. In queste settimane, di vera emergenza democratica e di anticamera alla dittatura, cosa fanno costoro? Mettono in piedi una macchina elettorale con tanto di manifesti, di depliant, di bancarelle, di seggi elettorali, di pseudo dibattiti televisivi, di spot pubblicitari, insomma un carrozzone, immagino, molto costoso in termini di soldi e di energie.
Tutto questo contro una maggioranza dispotica e un premier … (l’aggettivo aggiungetelo voi)? Nemmeno per sogno: tutto questo è fatto per l’elezione del segretario politico del PD, come se non fosse già stato scelto da coloro che, in barba alla democrazia interna, hanno il vero bastone di comando del partito. È, quindi, solo una questione interna.
Ma la casa brucia e loro restano in cucina: il primo pretendente a tagliarsi le unghie, l’altro a scaccolarsi il naso e il terzo a far loro compagnia, non si sa mai. Non si accorgono che il fuoco, per continuare nell’esempio, li sta sfiorando e saranno ridotti in cenere.
A me queste cose fanno un po’ schifo, sanno di putrido, sanno d’inganno; basta guardare il programma dei tre candidati segretario (Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino): ditemi le differenze sostanziali rispetto al programma del PDL. Nessuna in grado di scardinare l’ingombrante e annichilente governo del dux Silvio.
In Italia manca l’opposizione. Chi si è investito di tale compito, avendo perso per propria colpa le elezioni, non è in grado di essere alternativa a chicchessia, gioca a fare il grande ma porta ancora i pannoloni.
Attenderò che il 25 ottobre finisca questo sonno comatoso del maggior partito di “opposizione” e inizi la vera battaglia: ci spero ma non ci credo.
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