Tradotto, per chi non ha dimestichezza di queste cose, vuol dire: gli insegnanti “taroni” stiano a casa loro e, se per caso cercano un posto al nord, lo possono fare solo in altre 3 province (su 110 se si considera Aosta come provincia) e non con gli stessi diritti dei residenti a parità di titoli ma in coda alla lista quindi con speranza zero di poter esercitare l’insegnamento. Razzismo allo stato puro, in linea con le ronde cittadine e con i respingimenti in mare.
Manca solo, ma ci arriveremo presto se continua questo andazzo, che sulle case sfitte del nord appaia ancora la scritta “non si affitta ai meridionali”: ritorniamo agli anni ’50 e qualcuno se ne ricorda ancora e forse ancora si lecca le ferite.
Ebbene, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso dei professori e dell’Associazione Nazionale Insegnanti ed Educatori in Formazione (ANIEF) intimando alla ministra Maria Stella Gelmini di inserire gli insegnanti discriminati nelle fasce di appartenenza e con il punteggio acquisito e aggiornato nelle graduatorie provinciali d’iscrizione. E lo deve fare entro 30 giorni altrimenti interverrà come commissario, a rendere esecutiva la decisione del TAR del Lazio, Luciano Cannerozzi, dirigente generale della Funzione Pubblica, già nominato, come si legge su alcuni lanci di agenzia.
Non bastava la giusta (nel senso che fa giustizia) bastonata al ministro Alfano e al suo lodo ora anche alla Gelmini: anche lei come il suo collega della giustizia dovrebbe studiarsi la Costituzione anzi, la cosa non è così semplice, dovrebbe andare lei stessa a scuola ma non come ministro e nemmeno come insegnante.
Ma che gente ha attorno il presidente (c’è un vecchio detto:dio li fa poi li accoppia)!
Forse dovrebbe smettere di sentirsi perseguitato dalla della magistratura: mi pare che il suo vero nemico sia l’incompetenza dei suoi gioielli o, ancor peggio, la sua incompetenza veicolata dai suoi gioielli. Io propendo salomonicamente per entrambe le ipotesi.
Nihil sub sole novum
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