giovedì 8 ottobre 2009

I MORTI DI MESSINA. NON ABBIAMO PIU' LACRIME

Non abbiamo ancora finito di piangere i morti della catastrofe dell’Aquila che ricominciamo con i morti di Messina: non uccisi da madre natura ma “morti ammazzati” per mano d’uomo, come vedremo.


I paesi di Giampilieri (ormai famoso in tutto il mondo), Scaletta, Zanclea, Briga, Altolia e Molino sono stati investiti da acqua, fango e detriti e intere famiglie sono state sepolte in mezzo al fango e sotto le macerie e hanno perso tutto quel poco che avevano. Bilancio in vite umane: per ora, 28 morti.
Vorrei che tutto questo non fosse edulcorato con la promessa di nuove case come all’Aquila (siamo certi che non sia una promessa inquietante?) o con la riparatrice proclamazione del lutto nazionale per sabato prossimo.
Bene ma non basta.
Ciò che è successo è stato più volte preannunciato sia dagli esperti sia da analoghi episodi, seppur d’intensità minore, avvenuti in tempi precedenti sempre sullo stesso territorio. Evidentemente chi è deputato a trovare soluzioni e a mettere in opera soldi e azioni per la salvaguardia del territorio, quindi per tutela della vita della popolazione, ha avuto altro da (malaf)fare e mi riferisco ad amministratori locali e a politici e alle autorità in generale: i sindaci con le loro giunte, la provincia, la regione, la prefettura, il ministero dell’ambiente, la protezione civile, il presidente del consiglio con il suo governo, i vescovi con i loro preti e tutti costoro, oltre a piangere ipocrite lacrime, si incolpano l’un l’altro secondo una sperimentata prassi che porterà a essere, loro, tutti, innocenti.

Ma le responsabilità devono venire fuori; per quelle penali ci penserà, spero, la magistratura, per quelle politiche e morali dovrà pensarci la gente comune, il popolo, che certamente vede con i propri occhi lo scempio e il saccheggio avvenuto sul loro territorio e chi da questo saccheggio ha tratto beneficio. Certamente ha visto come sono state ignorate dall’amministrazione guidata dal sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, le ordinanze di demolizione di centinaia di abitazioni abusive, oppure quante autorizzazioni per costruire a meno di 10 metri dalla costa sono state concesse in deroga al piano regolatore, oppure non ha visto che uso sia stato fatto dei 15 milioni di euro, fondi europei e statali, destinati alla sistemazione idrogeologica del territorio. Eccetera.
Ma non è finita: a chi è affidato il compito di ricostruire e sistemare le cose? Chi è il commissario straordinario che Berlusconi e Bertolaso hanno imposto? Il governatore Lombardo, il presidente della Regione Sicilia, come se con lo sfacelo sopra sinteticamente descritto lui e i suoi non c’entrassero: questi fanno le pentole e anche i coperchi. Vuoi vedere che ora coloro che hanno già avuto si arricchiscono ulteriormente anche con il business della ricostruzione?
Dobbiamo vigilare e pretendere soluzioni iniziando dal richiedere, in attesa di una soluzione definitiva, che il comune (o il governo) affidi ai senza tetto gli appartamenti che sono sfitti sul territorio così che la popolazione rimasta senza casa possa avere un degno riparo per l’inverno.
Occorrerà poi che la popolazione si organizzi (non si faccia organizzare dai partiti!), mi rivolgo specialmente ai giovani, per controllare che i soldi che saranno destinati alla ricostruzione siano veramente spesi per questa, che le cose siano fatte nei tempi giusti e si inizi a mettere in sicurezza tutto il territorio.
A costo di rinunciare al ponte tra Scilla e Cariddi anzi, rinunciandovi volentieri e investendo i soldi nelle stesse aree perché simili disastri non abbiano più a verificarsi.



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