Per la prima volta i rappresentanti del golpista Micheletti (presentiamogli Berlusca) e del presidente Manuel Zelaya, riuniti attorno al “tavolo” dell’Oganización de Estados Americanos (OEA) sembra abbiano trovato un primo iniziale e timido accordo. Questo è stato dichiarato e nulla più. Però un paio di indiscrezioni emergono, vanno verificate ma, intanto, le condividiamo con voi: le elezioni previste per la fine di novembre sembrerebbero confermate, anche se il legittimo presidente non può rientrare a palazzo; non sarebbero previste né l’immunità né l’impunità per i golpisti e quindi i loro crimini non possono essere prescritti.
E’ evidente, date per vere queste due indiscrezioni, che la questione non si ferma lì e l’accordo necessariamente sarà più complesso e più ramificato e avrà altri costi sociali alti in termini di libertà e di vite umane che si aggiungeranno alla passata situazione politica e sociale drammatica, per usare un eufemismo.
Certo i registi diretti o indiretti del golpe (i notabili honduregni e i loro amici stranieri, l’esercito, il cardinale di Tegucigalpa che si è autoposto tra questi con la sua dichiarazione, dicono anche l’Opus Dei, il pentagono …) in ogni caso ne escono con le ossa rotte: il popolo, nelle piazze, si è fatto sentire e continua a chiedere democrazia vera. Negli slogan che scandiscono il nome di Zelaya, è contenuto un messaggio serio e duro, anche verso l’attuale legittimo presidente (che non è uno stinco di santo) e verso il futuro capo dello stato honduregno: attento, il popolo ora ha ritrovato la voce.
Continuiamo a seguire l’evolversi della situazione e a tenere accesi i riflettori sull’Honduras operando così a favore della democrazia.
Due filmati sulla resistenza honduregna:
Parte 1 http://www.youtube.com/watch?v=EYY4vj9ROC0
Parte 2 http://www.youtube.com/watch?v=upMu_oR2YUU
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sabato 17 ottobre 2009
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