giovedì 26 novembre 2009

LE BRIGATE ROSSE DEL BRIGANTE FELTRI


Ho letto una notizia per la quale, se è vera come sembra che sia, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa se, invece, non fosse di una tragicità delinquenziale.

Una lettera con una stella a cinque punte (quella, per intenderci, delle brigate rosse) viene recapitata alla redazione genovese dell’illeggibile giornalaccio di Vittorio Feltri, da questa lettera emergono minacce gravi e da non sottovalutare nei confronti dei giornalisti del medesimo “Il Giornale”, Massimiliano Lussana e Francesco Guzzardi.
Ovviamente, da questo fatto scatta un tam-tam giornalistico e mediatico con titoloni di giornale che paventano il ritorno delle brigate rosse in caccia di giornalisti non comunisti e che incitano a non sottovalutare il pericolo rosso, incitamento che contiene un messaggio subliminale: attenti italiani se indebolite il berlusca ci ritroviamo ancora i rossi assassini in casa.
La Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, divisione operativa della Polizia di Stato) si mette giustamente in moto e cosa scopre?
Scopre che Guzzardi (reo confesso) ha scritto di suo pugno il volantino delle brigate rosse, autominacciandosi e lo ha fatto perché, a suo dire, alcuni zingari della periferia genovese avevano minacciato lui e la sua famiglia. Capite il non senso della questione? Un cretino qualunque che, per questioni personali e comunque non chiare e di poco conto, crea il panico nel paese usando la cassa armonica della stampa (certa stampa) e mettendo a soqquadro l’intelligence italiana. Questo modo di operare però non è tutta farina del suo sacco: il suo editore reale, quello che, attraverso il fratello, gli dà lo stipendio, Silvio Berlusconi insomma, gli ha fatto da maestro con le sue cause passate presenti e future.

La Digos ha denunciato l’infame per simulazione di reato e per procurato allarme. Io, che non sono avvocato e non me ne intendo, aggiungerei un’aggravante poiché lo scribacchino ha tra le mani uno strumento di diffusione della notizia molto potente, il suo giornale, e capace di influire sulla coscienza dei suoi lettori.

Credo che sia opportuno, se tutto ciò che ho letto è vero, che l’Ordine dei Giornalisti, di fronte a questo grave fatto di malo-giornalismo, prenda posizione e commini a Guzzardi almeno la radiazione perpetua dall’Ordine. Sono cosciente che questa “pena” anziché castigare può portare grandi benefici al condannato (vedi lo spione ciellino Renato betulla Farina che pur radiato continua a essere uno dei giornalisti di punta del famigerato Vittorio Feltri) ma almeno resta nella storia del giornalismo italiano come esempio negativo.




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