Il re francese (invasore sprezzante, cinico e potente) era intenzionato a imporre delle condizioni particolarmente dure ai fiorentini conquistati, pena il saccheggio della città da parte dei suoi soldati al suono delle trombe.
Il mitico Pier Capponi, allora a capo della Repubblica, si oppose con durezza alle richieste e rispose con sarcasmo al re “se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane”, non quelle che ricordavano la messa ma quelle che richiamavano alle armi la popolazione, minacciando così una rivolta popolare contro l’invasore. La ribellione ebbe successo e Carlo VIII rinunciò alle pretese.
Questo pezzo di storia, raccontato grossolanamente, mi richiama, 515 anni dopo, all’attuale situazione italiana seppur solo per metà; infatti, se è semplice individuare il moderno alter ego di Carlo VIII (vi aiuto: è re Silvio il bassotto), non lo è altrettanto scovare il novello Pier Capponi. Oddio, di capponi (con la “c” minuscola) tra i lacchè che siedono in parlamento ce ne sono tanti ma nessuno di costoro fa al nostro caso poiché il Pier originale passava per uno, e lo ha dimostrato, che aveva i suoi due gioielli con un diametro di tutto rispetto.
Il moderno Carlo VIII, trasformatosi in Silvio IV, ci chiede, fra le altre cose, di non giudicare i suoi reati, di non tifare per i giudici, di sorridere anche se abbiamo fame, di godere alle notizie delle sue prestazioni sessuali, di leggere Il Giornale e Libero e bruciare La Repubblica, di votare mafiosi troiette e papponi, eccetera (peggio delle condizioni poste dall’invasore francese). Altrimenti è la guerra civile (parole subito smentite ma, intanto, fatte circolare perché chi doveva capire capisse). Altrimenti, per chi lo avversa, sarà la fine; hai capito Fini? se continui ti azzoppa come ti fa intendere esplicitamente Vittorio Feltri dalle pagine del giornale di famiglia: “Berlusconi a Fini: o con me o fuori dal Pdl”.
Come accennavo non esiste il nuovo Pier Capponi; quelli eletti e pagati per farlo non fanno nulla, non si godono nemmeno la scena, vanno a dibattere nelle televisioni del re assieme ai cortigiani del re e forse sono pagati dal re (e allora, poverini, lo fanno per necessità e dobbiamo scusarli).
Permettetemi allora di riesumare un altro personaggio della storia che scaldò i cuori dei napoletani nel 1647 (è ovvio, per loro la questione era più semplice: non erano governati né da Rosa Russo Iervolino né da Antonio Bassolino e, grazie a dio, Nicola Cosentino non si era dato ancora alla politica): il popolano Masaniello.
Se non c’è ancora chi vuole interpretare il ruolo dell’allora capo della repubblica fiorentina (usando sistemi persuasivi e non violenti) certamente verrà fuori, e presto, lo insegna la storia, chi prenderà l’eredità di Masaniello: e allora saranno guai.
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