Per la verità, non so chi sia questa donna e da dove venga e non so nemmeno se possa esserci tra me e lei qualche affinità culturale, ma ciò che ho letto a riguardo del potere della televisione si attaglia perfettamente al mio pensiero e alla realtà che tutti stiamo vivendo anche qui in Italia, specialmente qui in Italia; schiavi, oramai, del padrone delle televisioni: il satrapo Berlusconi.
Vi offro queste poche righe, da me tradotte (scusatemi per la traduzione un po’ casalinga ma, credo, rispettosa del testo) e per questo vi lascio qui la possibilità di leggervelo in spagnolo.
L’immagine, che riproduco, è anch’essa tratta dal blog di Silvia Delgado Fuentes e ci mostra una televisione trasformata in un bidone dell’immondizia (in spagnolo suona meglio: basura) che scarica tutto lo schifo possibile sul tele(bidon)spettatore; non vorrei che, per la proprietà transitiva, foste tentati di rappresentare allo stesso modo anche il padrone della televisione.
Ho paura e sono molte le ragioni per averla.
Ho paura degli stranieri, però non di tutti, dei marocchini, dei sudamericani, dei rumeni, dei negri.
Ho paura del terrorismo,
di perdere il lavoro,
che mi tolgano la casa,
che si sottraggano i miei risparmi in labirinti finanziari,
delle malattie,
del cambiamento climatico.
Ho paura dei delinquenti, dei vandali, di chi annusa i rifiuti, di chi si droga, ho paura di uscire di notte, di usare l'auto, ho paura di invecchiare, di mangiare, di spendere, di fumare.
Ho paura di chi mi parla per strada, di chi mi guarda, di chi mi ignora, di chi mi cerca, di chi mi offre.
Ho tutte le paure ben distribuite.
La televisione tiene conto di questo, ci informa continuamente, ci preavvisa, ci protegge, è il vangelo.
Ci dice che la strada è diventata un luogo ostile, che gli stranieri non hanno morale, che uccidono selvaggiamente, di stare in silenzio per non perdere il lavoro, che è meglio vaccinarsi, di stringere la cinghia (già sempre abbastanza stretta), di non lamentarci se siamo controllati, repressi, impoveriti, se noi siamo trattati come bambini.
Dice come stanno le cose, che è meglio se cominciamo a pensare alla pena di morte, all'ergastolo, a diminuire le nostre libertà, che è meglio vivere rinchiusi piuttosto che morire per mano di qualcuno con turbante, per mano di un folle, di un attivista, di un libertario, di un poeta, di un lavoratore precario, di un emigrante o di un pensionato.
La televisione dice questo e, lo sappiamo tutti, la televisione non mente mai.
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