domenica 20 dicembre 2009

MASSIMO D’ALEMA, LO SCUDIERO DI SILVIO


Oggi non scrivo di Silvio Berlusconi, lo faccio solo indirettamente, e questo è già un sollievo sia per me che per voi.
Parlo invece di un vecchio e fidato fan di Silvio: Massimo D’Alema. Vecchio fan? Non mi sono bevuto il cervello e ve lo voglio dimostrare.
Dice il nostro Massimone al Corrierone: “La riforma della giustizia, per renderla migliore per tutti i cittadini, ci interessa e abbiamo le nostre proposte. Viceversa, quelle per fermare i processi a Berlusconi non sono riforme e non si può certo pretendere che l’opposizione le faccia proprie. Se per evitare il suo processo devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza dei cittadini”.
La traduzione è affidata a Michele Vietti parlamentare dell’UDC: “Un testo-ponte, per l’appunto, che dichiarandolo apertamente, costruisce una moratoria di 18 mesi che permetta al premier di svolgere serenamente le sue funzioni, e al Parlamento di fare, nel frattempo, una legge costituzionale”. E alla domanda come si fa, lo stesso risponde: “Con il legittimo impedimento a comparire davanti a un tribunale”. Più chiaro di così! E l’articolo 3 della Costituzione dove lo mettiamo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”?

Roba da infarto politico: uno dei massimi esponenti del Partito Democratico, ritenuto una delle più brillanti teste pensanti della sinistra italiana, si inventa una scorciatoia, un salvacondotto per tirare fuori dai guai il più indagato dei presidenti del consiglio di tutto il mondo e si fa supportare, con un doppio salto mortale con avvitamento, persino dall’articolo 7 della Costituzione italiana che, per la verità, riguarda i rapporti Stato-Chiesa. Una cosa che mi pare illegale e anticostituzionale.
Un regalo all’opposizione, anzi al capo dell’opposizione, certamente con contropartite reali per D’Alema (e quando dico D’Alema intendo anche parlare di Pierluigi Bersani e di Nicola Latorre, tanto per citarne due), non si spiegherebbe in altro modo la sua solerzia.
Si parla di una prova tecnica d’inciucio. Mi pare che di prova non ci sia più nulla, tant’è che è diventato l’unico rilevante argomento politico in discussione.
Dario Franceschini non ci sta: “Di inciuci che hanno fatto bene non ne ho mai visti uno … non bisogna cercare il terreno più facile per fare delle intese perché così si rischia di spaccare i presupposti e i convincimenti che hanno dato vita al Pd”.
Walter Veltroni, riferendosi alle dichiarazioni di Latorre è caustico: “Mi sorprende che un dirigente del nostro partito dica che Berlusconi deve assolutamente arrivare alla fine della legislatura. Purtroppo se ne vedono di tutti i colori”.
Anna Finocchiaro, invece, ci dice che è preferibile una leggina a una legge ad personam: “D’Alema dice una cosa di buon senso: le leggi ad personam hanno normalmente scassato l’ordinamento. Vogliamo pensare alla Cirielli? O alla Cirami?”.
Pierluigi Bersani, affatto meravigliato delle parole del suo mentore, dichiara: “La considerazione di D’Alema è ovvia perché il processo breve è un’amnistia per i colletti bianchi e quindi aggiunge gravità a una legge ad personam. Detto ciò noi siamo contrari a votare adesso il legittimo impedimento”.
Persino il pacato Pierluigi Castagnetti prende posizione e questo fa capire che lacerazione sta avvenendo all’interno del Partito Democratico. “Non è preferibile alla fine che facciano una leggina ad personam, piuttosto che sfascino tutto l’ordinamento giuridico con il processo breve?”.L’unico giudizio serio mi pare quello di Antonio Di Pietro: “Ci troviamo di fronte agli interessi personali e giudiziari dell’attuale Presidente del Consiglio, che vuole approfittare del suo ruolo e della sua posizione per cambiare le leggi e la Costituzione, solo per non farsi processare. Ma questo l’onorevole D’Alema lo sa meglio di me: le ragioni sono altre e devono assolutamente essere chiarite”.
Una riflessione credo debba essere fatta, senza farsi prendere la mano ma con grande serenità. Non si cancella un problema reale dichiarando che non esiste: il problema rimane nonostante tu non voglia riconoscerlo. E così è anche per i reati: se sono stati commessi esistono, anche se tu li rinneghi o li esorcizzi o li anestetizzi.
Se viene provato che il capo del governo italiano ha commesso dei reati, Berlusconi deve essere giudicato, subito. Come può un popolo accettare di essere governato da chi non rispetta le regole del convivere civile?Se non si riesce democraticamente, attraverso il normale dibattito parlamentare, a fare giustizia dell’ingiustizia, altrettanto democraticamente e pacificamente si dovranno inventare altre occasioni per riportare alla ragione ciò che ragionevole non è: le piazze, i mass-media (quelli non servi del padrone), le attività culturali, la creazione di “isole di libertà” reale, eccetera.
Non vogliamo né una leggina né una legge ad personam. Vogliamo giustizia.

Resistere, resistere, resistere!



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