sabato 9 gennaio 2010

IL TERMINE INTEGRAZIONE NON ESISTE NEL VOCABOLARIO GOVERNATIVO


Ritenere che quanto sta accadendo a Rosarno sia solo cronaca o un problema isolato di ordine pubblico è pura follia se non, addirittura, cosciente mistificazione dei fatti. Il problema è essenzialmente politico, disgraziatamente politico.
Ce lo conferma il celodurista e becero ministro Roberto Maroni, appoggiato dai latrati dell’ex (?) fascista Maurizio Gasparri: “A Rosarno c’è una situazione difficile come in altre realtà, perché in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazione di forte degrado”. Si è così aperta così, ufficialmente, la stagione venatoria e tutti, ora, possono sparare agli stranieri specie quelli di pelle scura.
Hanno iniziato alcuni ragazzini a giocare al tiro al bersaglio, con armi ad aria compressa, contro due extra-comunitari presenti in paese per la raccolta delle arance e delle olive per finire a colpi di fucile, cartucce vere e letali, da parte di alcuni paesani con il ferimento, in modo molto grave, di altri due braccianti africani. Come ci si può meravigliare se questi “negracci” si incazzano? Certamente questi immigrati, per la maggior parte irregolari ma funzionali all’economia mafiosa delle ‘ndrine essendo mano d’opera a basso prezzo, hanno risposto energicamente al tiro a segno dei figli prima e dei padri poi; sulla violenza non si può essere d’accordo ma il giudizio che possiamo dare deve considerare la situazione complessiva, politica appunto, nella quale questa situazione è andata degenerando.
Andatevi a leggere l’attualissimo libro di Marco Rovelli dal titolo “Servi”, edito da Feltrinelli nel 2009, e nel capitolo dedicato a Rosarno troverete la fotografia, nuda e cruda, della situazione sociale e politica di quella terra di nessuno; ve ne offro un brano, solo perché ve ne facciate un’idea al riguardo:


“… Lo sport più praticato dai giovani di Rosarno è la caccia al nero. Dove 'nero' non designa un subasahariano, ma indica indistintamente - senza discriminazione - un africano: di pelle scura o chiara è lo stesso. Il lunedì mattina, sugli autobus che portano a scuola, i ragazzi si fanno i reportage dei rispettivi pestaggi, sono motivi di vanto, di onore, a misurare il valore, tante croci sul petto. Ci sono delle tecniche, per linciare un nero. Anzitutto, evidentemente, essere in gruppo. Poi appostarsi nei luoghi strategici, dove sei obbligato a passare se vuoi andare da un punto all'altro del paese. Luoghi come via Carrara, via Roma, via Convento. Su via Convento, ad esempio, c'è un muraglione da dove si ha a portata di sasso chiunque passi di sotto. Ma anche sul corso (il corso, nei paesi come Rosarno, non ha un altro nome: è il corso e basta) - anche sul corso ci sono i presìdi, si aspetta che passi un nero per dargli la caccia. Appena due mattine fa, dice Antonino (ha i capelli alle spalle, un maglione colorato, un giubbotto di pelle scamosciato - “pure io quando cammino, mi sento dire drogato, frocio, come sei combinato...”), un ragazzino maghrebino correva, terrorizzato, lo rincorrevano in tre, con delle verghe in mano, l'ho fatto salire in macchina e l'ho portato via. E lo stesso ha fatto qualche tempo prima Giuseppe con un ragazzo algerino, a inseguirlo erano dei ragazzi più giovani di lui, avranno avuto dodici o tredici anni...”.

Dicevamo che il problema è politico. Sì, quello che stiamo vivendo è il risultato della legge Bossi-Fini (e dei suoi “perfezionamenti”) e non del caso, è il risultato dell’aver affidato, con il voto di tanti, l’Italia a dilettanti della politica, senza storia e senza scrupoli che stanno facendo risorgere il fascismo nelle sue peggiori forme e che stanno rendendo mentalità comune il razzismo e la xenofobia.
Alcuni esempi fra quelli accaduti ultimamente.
La Lega Nord ha chiesto la rescissione del contratto con una ditta che si occupa delle pulizie nel consiglio provinciale di Trento perché fra i suoi dipendenti ha troppi islamici.
Il “White Christmas” del comune leghista di Coccaglio nel civilissimo territorio bresciano ha impegnato l’amministrazione comunale in una sorta di deportazione degli extra-comunitari.
La strage di sei africani nel 2008 a Castelvolturno.
La ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, per favorire l’integrazione, ha deciso di calmierare la presenza degli alunni stranieri negli istituti scolastici ammettendone alla frequenza fino alla soglia del 30%. Agli eccedenti tale soglia non si capisce bene cosa succederà. Forse saranno consegnati al perfido Maroni: ci penserà lui, con la sua nota umanità, a sistemare la questione.
Condanniamo le violenze consumate a Rosarno, ma condanniamo contemporaneamente, per istigazione all’odio razziale, il ministro Maroni, i suoi capi Umberto Bossi e Silvio Berlusconi e il governo tutto.







Sottoscrivi la tua e-mail nel blog di BOGAR (http://bogar-sicilmex.blogspot.com/) riceverai tutti gli aggiornamenti
Stampa il post completo

Nessun commento:

Posta un commento