martedì 26 gennaio 2010

IL MINI - STRO


Ieri sera, a cena con mia moglie e mio figlio, una serata tranquilla e serena, di quelle dove persino il cazzeggio è piacevole, commentavamo i fatti della giornata appena trascorsa senza deprimerci come al solito ma con una inequivocabile e benevola ilarità: di argomenti ce n’erano a non finire.
Il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, che si dimette (papiminchia dovrebbe andare a lezione da costui); il nostro vicino di casa che sta lievitando a vista d’occhio raggiungendo ormai i 130 chili; il prossimo pensionamento di mia moglie e tutti i sogni di viaggi e amenità e impegni a questo legato; il primo-ministro Silvio Berlusconi che è costretto a far smentire le dichiarazioni del suo agitato pupillo e vice-ministro Guido Bertolaso per evitare un incidente diplomatico con gli Stati Uniti ed è costretto a smentire in modo diretto e in contemporanea anche la boutade idiota del suo vulcanico (nel senso di combina disastri) mini-ministro Renato Brunetta, quella dei 500 euro per i diciottenni rapinando le laute pensioni dei padri.
Abbiamo giocato, pensando al Renato veneziano, sullo scomporre la parola ministro in “mini” nel senso di nanetto, e “stro” come radice di una parola che finisce per “nzo”. La cosa non si è fermata al solo gioco di parole ma ci è venuta alla memoria una canzone di Fabrizio D’André dal titolo “Un giudice” che abbiamo subito riascoltata (ho tutti i CD del grande D’André) con grande scompisciamento dal ridere di mio figlio che l’ascoltava per la prima volta.
Alcuni versi della canzone contengono in qualche modo sia “mini” che “stro”, ve li cito, tanto per scherzare:
“…. la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo,
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo, troppo vicino
al buco del culo…”
ma forse è meglio che vi posti tutta la canzone, ne vale la pena, è quasi profetica.




Poi sapete come succede in questi casi, una parola tira l’altra e ogni paragone ne richiama altri cento, quasi come in una gara: prima, ovviamente, associando alla canzone Silvio e Renato, poi distinguendo tra i corti di cervello e i corti di gambe includendo anche la categoria dei corti di cuore (quelli che fanno le loro fortune sulle disgrazie altrui) e di nomi ne sono usciti tanti mantenendo però, per puro caso, ai primi due posti della graduatoria sia Silvio che Renato.

Meditate gente, meditate.



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