Gli extracomunitari di Rosarno, ri-emigrati in altre città della penisola, assieme a tutti gli altri immigrati presenti sul territorio, fra pochi giorni dovranno vedersela con alcuni doveri, imposti per legge, anziché avere assicurati gli stessi come diritti.
Sto parlando del permesso di soggiorno a punti che il ministro dell’interno Roberto Maroni e il ministro del welfare Maurizio Sacconi, noti per il loro acume sociale politico e umano, hanno messo a punto in queste ore a seguito dell’entrata a regime della legge 94 sul pacchetto sicurezza. I doveri si possono riassumere così: dovere di conoscenza della lingua italiana, dovere di riconoscere i principi fondamentali della Costituzione italiana, dovere di possedere un regolare contratto di lavoro e di essere iscritto al sistema sanitario nazionale, dovere di mandare i figli a scuola, dovere di abitare in un alloggio dignitoso con regolare contratto d’affitto.
Se ottempereranno a questi doveri entro due anni, riceveranno 30 punti e questo permetterà loro di risiedere in Italia; se, invece, dopo apposito esame, non avranno raggiunto gli obiettivi, avranno un altro anno per fare ammenda e sottoporsi a ulteriore esame. Se anche dopo questo supplemento di tempo il “negro” di turno non sarà adeguatamente preparato, vorrà dire che dovrà essere ritenuto allergico (e non impossibilitato) all’integrazione e rispedito, con decreto di espulsione, al proprio paese d’origine.
Alle menti piuttosto striminzite dei nostri due ministri è difficile far intendere la differenza tra diritti e doveri o semplicemente far intendere che l’uomo è uomo, qualunque colore abbia o lingua parli, e va valorizzato e non umiliato, aiutato e non annientato. I doveri che vengono caricati sulle spalle di questi uomini sono invece diritti che ciascuno ha per il solo fatto di essere uomo e, per questo, offerti a tutti da chi ha l’obbligo di garantirli: lo stato.
Non il dovere ma il diritto di conoscere la lingua italiana. E’ una bella idea ma dov’è il governo; solo il volontariato o un paio di partiti o l’associazionismo cattolico se ne sta interessando, l’autorità statale è latitante eppure sarebbe suo dovere istituire corsi di “alfabetizzazione” ad hoc.
Non il dovere ma il diritto di conoscere i principi fondamentali della Costituzione italiana. Anche questa può essere una bella idea: il governo promuova dei corsi affidati a persone competenti, magari attraverso gli enti locali, con finanziamenti mirati. Questi corsi dovrebbero però essere proposti a tutti e i primi a esserne iscritti, questa volta sì obbligatoriamente per le loro funzioni, dovrebbero essere i parlamentari assieme ai ministri e al loro leader i quali conoscono solo i loro interessi e sono emeriti ignoranti della Costituzione italiana.
Non il dovere ma il diritto di possedere un regolare contratto di lavoro. Questo diritto è negato dallo stato stesso. Non si può pensare che Silvio Berlusconi (nomino lui per coinvolgere tutto il suo governo) non fosse a conoscenza che a Rosarno (nomino loro per parlare di tutti gli extracomunitari) i raccoglitori di arance, pronipoti degli schiavi raccoglitori di cotone in America, lavorassero 14 ore al giorno per pochi euro mentre i proprietari degli agrumeti imponessero loro le condizioni da schiavi che abbiamo visto dai servizi televisivi. Dov’era lo stato? Dov’era l’INPS, Dov’erano gli ispettori dell’Agenzia del Lavoro e i Carabinieri, e la Guardia di Finanza? Evidentemente, il primo a trarre beneficio da questa situazione di bestialità è lo stato stesso, sottoposto alla mannaia politica della Lega Nord.
Non il dovere ma il diritto di essere iscritto al sistema sanitario nazionale. Certo, il diritto all’assistenza sanitaria deve essere garantito a ogni persona anche se clandestina ma, il regime, ha chiesto ai medici italiani di denunciarli con il risultato di impedire, nei fatti, l’esercizio pieno di tale diritto.
Non il dovere ma il diritto di mandare i figli a scuola. A questo ci pensa direttamente il gendarme della scuola, l’acida ministro Mariastella Gelmini, contingentando l’ingresso alle scuole italiane degli stranieri impedendo loro, nei fatti, alcuna possibilità d’integrazione.
Non il dovere ma il diritto di abitare in un alloggio dignitoso con regolare contratto d’affitto. Ma la mancanza di alloggio adeguato e, cosa grave, di regolare contratto non va imputata ai “negri” ma ai proprietari italiani che, spesso, s’ingrassano alle spalle di questa povera gente chiedendo affitti in nero e spropositati e stipando di carne “pseudo-umana” i metri quadrati della casa. Dov’è lo stato?
Abbiamo un grave problema, in Italia. Siamo governati da incivili.
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sabato 6 febbraio 2010
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