“Un sogno, di quelli che si fanno ad occhi aperti, e che dicono una direzione verso cui preme andare. Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani, vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici. I quali, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni”.
Chi pronuncia queste parole è il cardinale Angelo Bagnasco nella sua prolusione al recente Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), quindi in un consesso assolutamente qualificato e, per certi versi, pubblico.
Non si può che essere d’accordo su questa enunciazione che il porporato chiama “sogno” ma, il tono con cui la dice e il contesto in cui è inserita, sembra indicare null’altro che una utopia, una illusione destinata a restare un sospiro di rammarico.
Eppure, fino a pochi anni fa, il contributo cattolico alla polis non è mancato, anzi a esso (ma non solo a esso, ovviamente) vanno iscritti la difesa dei diritti inalienabili della persona, la lotta per le libertà, le conquiste di solidarietà sociale, la difesa dei più deboli, la solidarietà internazionale. E non sono mancati uomini, laici cattolici, che hanno dato le loro energie, senza imporre la propria fede, ma animati e guidati da essa; bastano due nomi per comprendere tutti gli altri: Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira.
Per l’odierna mancanza di tali personalità e della conseguente mancanza in politica di laici cattolici “disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni”, a chi vogliamo dare la responsabilità? Ai laici cattolici? Alla curia romana? Al fato avverso? Qui la questione diventa assai complicata e rischia di provocare risse e reciproche maledizioni.
Certamente il torto non è mai a senso unico tuttavia, da laico, qualche idea l’avrei.
Ha forse contribuito a questo la concezione ruiniana di chiesa trionfante e intellettuale, non curante della vita e della formazione dei suoi laici ma attenta a manipolare la vita politica italiana e riverire i potenti di turno, gli Andreotti? i Craxi? i Casini? i Bossi? i Berlusconi?
Ha forse contribuito l’idea che, piuttosto di rischiare di perdere l’8 per mille, i vicari del papa hanno imposto il silenzio sulle malefatte dei vari governanti?
Ha forse contribuito il fatto che il cardinale Camillo Ruini ha colloquiato a casa sua, il 20 gennaio scorso in un incontro privato ma sapientemente comunicato alla stampa, con Silvio Berlusconi e congrega per accordi politici ed elettorali sopra la testa dei suoi laici?
Ha forse contribuito il fatto che la curia romana e la maggioranza dei vescovi italiani continuino ad appoggiare, in modo plateale, un governo che sta scientemente buttando alle ortiche tutte le conquiste sociali, che è più propenso a politiche uterine anziché impegnarsi per il bene dei cittadini, che tollera e fomenta il razzismo leghista, che piega la Costituzione ai propri innominabili interessi?
Ha forse contribuito il fatto che da oltretevere non si spenda una parola ufficiale e chiara per affermare che non è vero che la Lega Nord, quella che ha contestato il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, quella che ritiene gli extracomunitari carne da macello, sia fedele cattolica?
Ha forse contribuito il fatto che i vescovi continuino a proporre come paladino ed esempio cattolico-politico il plurimaritato e opportunista Pierferdinando Casini?
E ha forse contribuito il fatto che tra i movimenti più inseriti nella curia cattolica apostolica romana ci sia Comunione e Liberazione che, attraverso Roberto Formigoni, è il più fedele alleato della politica leghista e berlusconiana?
Il sogno del cardinale Bagnasco può diventare realtà se i vescovi italiani e la curia romana smettono i panni dei politici di professione e ritornano a essere i “pastori” di anime, quelle anime che hanno il compito di operare nella società (loro sì) assieme ad altri cittadini, ma animati dalla propria fede e nel rispetto della fede altrui.
Perché il sogno diventi realtà occorre una conversione, occorre cambiare direzione, occorre un cambiamento radicale.
Cardinale, ci dia il buon esempio.
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lunedì 8 febbraio 2010
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