sabato 20 febbraio 2010

MA QUALI “BIRBANTELLI”! SONO DELINQUENTI INCALLITI E PROTETTI

Leggo sull’Espresso on line di questa settimana (un giornalaccio “comunista”) il servizio di Lirio Abbate dall’eloquente titolo “ALFABETO CRIMINALE” con un sottotitolo assolutamente pertinente: “I protagonisti. Gli affari. I referenti politici. Guida alla cricca che si è spartita per anni denaro pubblico. Tra appalti milionari e costi gonfiati”.
Ve lo propongo, qui trovate l’originale, senza alcun commento poiché si commenta da solo. È un po’ lungo ma vale la pena.

A
AEROPORTI più grandi e più costosi. I gruppi imprenditoriali vicini ad Angelo Balducci avevano messo le mani sui lavori di ampliamento dell’aeroporto di Perugia, mentre Riccardo Fusi, titolare della Btp, azienda protetta da Denis Verdini, puntava a realizzare quello di Frosinone. In questo caso l’intermediario con la politica era l’indiziato mafioso Pietro Di Miceli, palermitano, che i pentiti indicano in contatto con Cosa nostra e con la massoneria. In questo affare Di Miceli coinvolge anche l’avvocato Gaetano Armao, attuale assessore regionale in Sicilia.
B
BERLUSCONI PAOLO è intercettato mentre parla con Angelo Balducci dei lavori in Sardegna. Il capo dei cantieri delle strutture del G8 alla Maddalena si lamenta del fatto che Berlusconi mette il naso sui lavori nell’isola, ed ha dovuto accettare allo stesso tempo un’impresa che non apprezza, ma è raccomandata dal fratello del premier e dunque non può cacciarla.
C
CULTURA. Nel ministero di Bondi hanno trovato posto fra i dirigenti gli amici di Diego Anemone. Ma anche di Balducci. Per loro nel campo della cultura non c’è problema che non possa essere risolto. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero che si occuperà di “proteggere” Lorenzo Balducci. Recita in “Ce n’è per tutti” che ottiene un finanziamento pubblico dal ministero dei Beni culturali. Ma non ha avuto grande successo al botteghino. Ci vuole ancora un intervento di Anemone, la sera del 5 novembre 2008 per risolvere un problema al “piccolino” perché Anna Falchi lo vuole cacciare da una fiction prodotta per la Rai. L’imprenditore chiama subito Giancarlo Leone, vice direttore generale Rai, e risolve tutto.
D
DI NARDO (Antonio), imprenditore napoletano, dipendente del ministero dei Lavori pubblici, crea società con uomini vicini al clan dei Casalesi. Per gli investigatori Di Nardo è l’imprenditore che «gestisce occultamente» il Consorzio Stabile Novus, che ha sede a Napoli e che è associato alla “Opere Pubbliche e Ambiente Spa” di Francesco Maria De Vito Piscicelli (il costruttore che rideva nel letto la notte del terremoto). Dall’indagine emerge che l’imprenditore “amico” dei casalesi si dà pure un gran da fare per trovare finanziamenti per la campagna elettorale del deputato Luigi Cesaro (PDL), poi eletto alla presidenza della provincia di Napoli.
E
ELICOTTERO. Il velivolo viene messo a disposizione del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli dall’imprenditore Riccardo Fusi, presidente del consiglio di amministrazione della Baldassini Tognozzi Pontello (Bpt) spa, una delle società che sarebbe stata favorita nelle aggiudicazioni degli appalti. È l’estate del 2008 e Fusi sollecita Verdini per ottenere un incontro con il ministro dei Trasporti e discutere della costruzione della Scuola Marescialli di Firenze. Fusi in quella occasione avrebbe detto al ministro che l’elicottero «è a tua disposizione». Da allora Matteoli evita altri appuntamenti. Gli investigatori del Ros ritengono che Verdini avrebbe sponsorizzato presso Gianni Letta l’impresa Btp affinché fossero assegnati i lavori di ricostruzione in Abruzzo ad un consorzio di imprese (Federico II) costituito un mese dopo il sisma.
F
FIGLI. Vi è una lunga filiera di figli, cognati e amici collegati all’elenco degli appaltatori (attuatori) e degli appaltanti tra i quali Balducci, presidente del Consiglio dei Lavori pubblici, e De Santis che lo coadiuvava. Sono stati tutti sistemati grazie alle opere e agli importi lievitati. Sono collegati alle filiere familiari e amicali del gruppo Anemone, Piermarini, Piscicelli, Gagliardi, Della Giovampaola. Dopo aver raccomandato il figlio attore alla Rai, Angelo Balducci pensa all’altro figlio, Filippo, 30 anni. Nel 2007 viene assunto come apprendista al Salaria Sport Village guadagnando più di 73 mila euro. Ma la sua destinazione finale arriva subito dopo con un posto all’Unicef Italia grazie a Vincenzo Spadaro, ex segretario di Francesco Rutelli, amico di Balducci. Ma l’amico di papà, l’imprenditore Diego Anemone, per ripagare i favori ottenuti, ristruttura l’appartamento a Roma di Filippo Balducci, lo arreda e gli regala pure una lussuosa Bmw da 71 mila euro. Ma le “cortesie” non finiscono mai: per 15 anni un imprenditore “ha reso la vita più facile” a Maria Pia Forleo, responsabile ufficio contratti provveditorato opere pubbliche del Lazio e ai suoi figli.
G
GIUSTIZIA. La magistratura che ha il compito di controllare le spese della pubblica amministrazione è andata a braccetto con gli uomini della “cricca” ai quali venivano affidati i lavori del G8, dei 150 anni dell’unità d’Italia e dei Mondiali di nuoto. Si scopre fra le carte dell’inchiesta che l’imprenditore-impiegato pubblico Antonio Di Nardo, quello che era in affari con i casalesi, è in società pure con il giudice della Corte costituzionale, Giuseppe Tesauro, e con lui anche il presidente di sezione della Corte dei conti di Napoli, Mario Sancetta, e poi impiegati del ministero delle Infrastrutture con guai giudiziari alle spalle. Il sodalizio dalle intercettazioni sembra puntare ad affari immobiliari in Abruzzo, per la ricostruzione del dopo terremoto. Ma guarda anche alle mosse del ministro Scajola che annunciava in tv la realizzazione di quattro grossi alberghi a Napoli per un importo da 76 milioni di euro. «Devi muoverti» dicono i soci di Di Nardo al telefono, «questi qua qualcosa ci devono dare». Sembrano tutti piazzati su un’enorme ragnatela che, se anche fosse penalmente irrilevante, spiega bene come mai la spesa per le opere pubbliche in Italia è ormai fuori controllo.
H
HOTEL. È costato quasi il 50 per cento in più rispetto al progetto iniziale il palazzo delle conferenze e l’area delegati che avrebbe dovuto ospitare i capi di Stato per il G8 de la Maddalena. Una spesa di quasi 30 milioni superiore al previsto finita nelle tasche delle imprese del gruppo Anemone. Il dato emerge dalle intercettazioni effettuate dal Ros di Firenze. È il 4 settembre 2008. Susanna Gara, dipendente del ministero delle Infrastrutture, chiama Fabio De Santis che con Balducci gestisce la struttura “Grandi Eventi” e con tono preoccupato lo informa che nel progetto definitivo per la realizzazione del Main Conference è prevista una maggiorazione che può arrivare a 100 milioni. L’ingegnere Gara manifesta anche preoccupazione per le «gravi carenze tecniche della progettazione delle fondazioni».
I
INDAGINI. Dopo i servizi pubblicati da “L’espresso” sui lavori per il G8 alla Maddalena, gli uomini della “cricca” iniziano a insospettirsi. Ritengono che le forze dell’ordine stiano avviando un’indagine sui loro affari. Per questo motivo gli imprenditori e i funzionari corrotti negli ultimi mesi facevano attenzione a parlare al telefono: qualcuno li aveva avvisati che le loro utenze erano sotto controllo.
L
LOIERO AGAZIO. Ad Angelo Balducci si sarebbe rivolto anche il presidente della Regione Calabria per chiedere un favore. Il politico di centrosinistra finisce in modo incidentale negli atti dell’inchiesta. È l’ex senatore dc Franco Covello che lo “tira dentro”. Il politico parla con Balducci e gli dice che ha accanto il presidente della Regione Calabria che gli vuole parlare. Così Covello concorda un appuntamento telefonico con Balducci, «ti chiamo e te lo passo... gliel’ho detto per la figliola». Per gli investigatori la conversazione si inserisce «in una cornice di scambio di favori» dove «Covello chiede a Balducci un favore per la figlia del presidente della Regione Calabria».
M
MASSONERIA. Sullo sfondo c’è l’ombra della massoneria che avrebbe l’ambizione di pilotare una fetta degli appalti e accaparrarsi finanziamenti pubblici. Gli investigatori si sono imbattuti in alcuni iscritti alle logge come il commercialista palermitano Pietro Di Miceli, già indagato per mafia e poi assolto, e il giovane Leonardo Benvenuti, originario di Gela, vicino al Pdl e indicato come un mediatore di affari. Uno che in questa inchiesta aveva cercato di avvicinare Fusi e Di Nardo per concludere accordi sui lavori con la Protezione civile. E intercettano Benvenuti mentre commenta il risultato delle elezioni a Gran Maestro del Grande Oriente.
N
NUOTO. Le gare di nuoto per i Mondiali di Roma sarebbero state fatte con il pericolo che in una piscina realizzata a Valco San Paolo il tetto poteva crollare. Dalle intercettazioni emerge la preoccupazione dei tecnici che notano un avallamento della copertura. Ma i campionati erano alle porte e gli imprenditori avevano un solo interesse: finire in fretta per incassare il denaro senza badare alla sicurezza.
O
OPERAZIONE SAN PIETRO. L’imprenditore Fusi della Btp vuole agganciare il sindaco di Roma Gianni Alemanno attraverso una donna. Vuole parlare con il primo cittadino della Capitale perché deve concludere un affare che riguarda la realizzazione di un centro di accoglienza. Lo chiama in maniera criptica “operazione San Pietro”. E fa riferimento a mediazioni che sta portando avanti il commercialista palermitano Di Miceli. Fusi dalle intercettazioni sembra avere fretta e al suo interlocutore che conosce la donna che può avere contatti diretti con Alemanno dice che ha «bisogno di parlarci presto, in tutti i modi, perché urgente».
P
PARTITI. Non figurano più come strutture, ci sono solo singoli uomini in posizione di potere che rubano. Nelle intercettazioni si fa spesso riferimento ai finanziamenti o al sostegno per le campagne dei singoli candidati. In alcune occasioni gli imprenditori, parlando con gli indagati sostengono che il versamento di queste somme è come «investire in pubblicità», perché «poi si ha sempre un ritorno economico».
Q
QUATTRINI. Nell’inchiesta compare un caso forse unico in cui la tangente pagata ai politici è stata versata con soldi chiesti in prestito agli usurai, collegati a loro volta ai casalesi. Si tratta di 100 mila euro che erano destinati nel 2007 ai “regali di Natale” per i funzionari del Dipartimento della protezione civile, pagati dall’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscitelli.
R
RUTELLI FRANCESCO. Dalle intercettazioni emerge che l’ingegnere Angelo Balducci sarebbe stato l’uomo di Rutelli dentro il ministero delle Infrastrutture. E con lui, sostengono gli indagati, vi sarebbero altri dipendenti che farebbero capo all’ex sindaco di Roma. Ma il contatto diretto che avrebbe avuto uno della “cricca” indagato con un familiare del politico riguarda Anemone e Paolo Palombelli, cognato di Rutelli. Si tratta di conversazioni telefoniche per motivi di lavoro. Ma un altro familiare emerge dall’inchiesta, è l’imprenditore Mario Fecarotta, un lontano cugino di Rutelli in passato indagato per mafia a Palermo.
S
STELLE. Gli imprenditori per concludere un buon affare ottenuto grazie alla complicità di funzionari pubblici, li ripagano con giovani escort con le quali trascorrono intere notti in albergo. Ragazze a 5 stelle, diverse da quelle che invece incontra Bertolaso per la sua fisioterapia. «Ho fatto un massaggio meraviglioso... lui ha visto le stelle», racconta la brasiliana Monica, la ragazza che secondo i pm di Firenze avrebbe avuto un rapporto sessuale con il capo della Protezione Civile la sera del 14 dicembre 2008 nel Salaria Sport Village.
T
TORO ACHILLE. Avevano paura dell’indagine della procura di Firenze e per questo “la cricca” aveva avviato un monitoraggio negli uffici giudiziari. Con l’aiuto del procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero appreso l’evolversi dell’inchiesta. Una violazione che è costata l’iscrizione nel registro degli indagati per Toro, la cui posizione è stata stralciata e inviata ai pm di Perugia. La “cricca” aveva agganciato il figlio, Camillo Toro, il quale è stato invitato ad assumere informazioni. E a gennaio gli investigatori ascoltano le telefonate degli indagati effettuate dopo un incontro con Toro, e apprendono che sta per «piovere» moltissimo, pure «dentro casa». Un messaggio che ha messo in allerta gli indagati e faceva riferimento agli arresti che stavano per essere eseguiti.
U
UNITÀ INVESTIGATIVA. L’indagine del Ros che ha portato alla scoperta del «sistema gelatinoso» è stata condotta da un ufficiale dei carabinieri con una lunga esperienza nel contrasto alla mafia maturata a Palermo. Le sue inchieste, fatte in collaborazione con i pm Pietro Grasso, Sergio Lari, Dino Petralia, hanno portato all’arresto di professionisti collusi, pubblici amministratori e politici anche della sinistra. E poi sequestri e confische di beni mafiosi.
V
VERDINI DENIS. Indagato per corruzione, il coordinatore Pdl Denis Verdini a Berlusconi aveva detto di no dopo che gli aveva offerto un posto in governo. Aveva preferito coltivare i propri interessi economici in Toscana, organizzare incontri con imprenditori, parlamentari e ministri, utilizzando anche la sede del partito in via dell’Umiltà a Roma. E il 12 maggio dello scorso anno porta a palazzo Chigi l’imprenditore che ha nel suo cuore: Riccardo Fusi, il patron della Btp interessata allora a entrare negli affari per la ricostruzione post terremoto. I carabinieri intercettano Fusi mentre è insieme a Verdini a far anticamera da Letta. Il coordinatore del Pdl è un esperto del sistema dei lavori pubblici, e anche per questo discute con un altro politico-imprenditore: l’europarlamentare Pdl, Vito Bonsignore. Ma non è il solo con il quale scambia opinioni su affari e politica, Verdini vede spesso anche l’onorevole Rocco Giralda (Pdl), che è anche editore del Giornale dell’Umbria.
Z
ZERO. È il risultato negativo che la “cricca” ha ottenuto dalla gara per il Nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, i cui lavori sono stati appaltati ad altra impresa che non è coinvolta nell’inchiesta. Uno dei rari flop della gang.


Siamo solo agli inizi e già potete notare quante personalità della politica, della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria e della giustizia sono coinvolte in fatti di “corruzione”, non peones o pesciolini ma pezzi importanti dello Stato. Non fatti isolati ma un sistema collaudato e protetto. E’, questa, la dimostrazione della falsità dell’atteggiamento scandalizzato di Silvio Berlusconi che con occhi falsamente taurini e arrossati promette di mettere a ferro e fuoco i corruttori e i corrotti con una legge ad hoc e subito dopo (poche ore) blocca sul nascere la stessa bozza di legge. Il capo del governo non ha la volontà di porre rimedio a queste cose perché, se lo facesse, dovrebbe considerare se stesso alla stregua, se non peggio, dei personaggi sopra elencati. L’affaire Mills, tanto per citare una questione. Aver respinto le dimissioni di Guido Bertolaso e di Nicola Cosentino cosa sta a indicare?






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