venerdì 26 febbraio 2010

INDUBBIAMENTE COLPEVOLE, SEPPUR PRESCRITTO

Se la Cassazione, presieduta da Torquato Gemelli, ha giudicato il caso Mills prescrivibile, essendo il reato avvenuto nel novembre 1999, non ho nulla da eccepire, sono convinto che i giudici hanno operato, come sempre, secondo la legge. La questione giudiziaria, per quanto riguarda l’avvocato inglese David Mills, per me è chiusa.
Rimane aperta la questione politica e morale: David Mills, pur non punibile penalmente perché prescritto, è stato riconosciuto colpevole per aver testimoniato il falso nel processo All Iberian e Guardia di Finanza cioè colpevole per il reato di corruzione in atti giudiziari a favore di Silvio Berlusconi. Secondo una mia traduzione casalinga: Mills corrotto - il nano corruttore.
E perché allora si assiste all’orgasmo mediatico del presidente del Consiglio? all’indice e medio a forma di V alzato, in segno di vittoria, dai lacchè governativi e dal trotterellante Renato Brunetta? e il sorriso a settantadue denti dell’avvocato Nicolò Ghedini? e alla maleodorante disinformazione minzoliniana del TG1?
Non capisco cosa ci sia da godere: David Mills è stato riconosciuto dalla Cassazione COLPEVOLE DI CORRUZIONE, anche se la pena è stata prescritta, ed è così vera la sua colpevolezza che il suddito di sua maestà britannica (ma prestato a sua maestà italica) è stato condannato a pagare, cash, 250 mila euro a Palazzo Chigi, non a Berlusca ma all’istituzione, che si è costituito parte civile.
Ora il processo andrà avanti per la parte riguardante lo psiconano, ricordate certamente che la posizione del premier era stata stralciata per gli effetti del Lodo Alfano (dal nome del geniale ministro Angelino Alfano, un gran pozzo di scienza) finito, come è giusto, nel cesso (il termine non è elegante ma fa rima con processo) per colpa dei giudici comunisti della Consulta.
Dati i tempi ristretti anche il martire Silvio sarà prescritto, non c’è niente da fare, le leggi ad personam funzionano, ma speriamo che la sentenza contenga almeno il riconoscimento della reità che gli compete. Vedremo di farcelo bastare.
Condivido quanto dice l’onorevole Massimo Donadi: “La prescrizione non cancella il reato e questa sentenza resta una condanna morale per il premier ... La corruzione c’è stata e in un altro Paese civile il premier si sarebbe già dimesso. Dopo quindici anni di processi e di guerra alla magistratura, quale credibilità ha Berlusconi quando parla di lotta alla corruzione? Quanto ha influito il suo comportamento sulla crisi morale che ha investito la politica italiana? Berlusconi ha pesanti responsabilità politiche e una prescrizione non basta a cancellarle”.

Già! quale credibilità ha Berlusconi quando parla di lotta alla corruzione?





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mercoledì 24 febbraio 2010

BERLUSCONI E MONTEZEMOLO. DA SEMPRE DOLCI AMANTI






Chi parla è Luca Cordero di Montezemolo, il capo di un’azienda-stato, la FIAT, quello che ha decretato la chiusura di Termini Imerese con migliaia di prossimi disoccupati, l’amico intimo di Silvio Berlusconi capo di uno stato-azienda, l’Italia: “Dobbiamo evitare di pensare che le colpe della corruzione siano tutte nella politica, perché anche in altri settori esistono fenomeni di malaffare che affliggono la nostra vita politica. Eppure la politica ha certamente una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello stato”.
La frase contiene una mezza verità e alcune enormi bugie.
La mezza verità è il riconoscimento della parziale colpa della politica (appunto mezza verità) nella questione della corruzione e qui sembra (ma sembra solamente) andare contro l’idea che ci vuole propinare il nostro amato presidente del Consiglio chiamando “birbantelli” i corrotti e i corruttori e parlando di “casi isolati”. Non temete, è solo una differenza di facciata come, credo, dimostrerò in seguito.
Delle enormi bugie vi do solo un assaggio.
Dice “in altri settori esistono fenomeni di malaffare” ma volutamente non li elenca. Sono forse gli operai e gli impiegati, i disoccupati, i bottegai, le madri di famiglia, gli insegnanti, i pensionati, i ciabattini, i muratori (quelli veri, non i massoni), i contadini, i cassaintegrati, i pescatori, gli studenti? Al massimo possiamo attribuire loro qualche furtarello, giusto per mangiare loro e i loro figli giacché il nostro Robin Hood forzaleghista Giulio Tremonti ha scambiato, com’è naturale per questo schifo di governo, il povero per ricco e il ricco per povero. Di altri settori ne vedo due oltre la politica: l’industria, della quale Luchino è uno dei massimi esponenti, e l’alta burocrazia che è nominata e gestita equamente dalla politica e dall’industria (una sorta di vecchio manuale Cencelli).
La bugia più grossa, però, la consuma quando afferma che “la politica ha certamente una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello stato”. In altre parole chi impedisce il fare le riforme è colpevole della corruzione. Analizzando l’affermazione, viene fuori che, come dice sempre papi, la burocrazia e la magistratura impediscono al governo di lavorare e di fare riforme quindi, per la proprietà transitiva, sono loro i responsabili della società corrotta e corruttrice.
Luca, come si può intuire, fa il gioco di Silvio, cambia solo il tono ma non la sostanza.
La mia idea (che conta nulla ma che non posso non dire) è che i reati di corruzione, che sono stati indicati anche dalla Corte dei Conti come un fenomeno in nettissima ascesa, sono tutti stati consumati all’interno della sfera pubblica e non sarebbero stati possibili senza almeno il benestare della politica che sistematicamente smantella a picconate il sistema delle regole del convivere civile, basti pensare al “legittimo impedimento” (alcuni, giustamente, lo chiamano “legittima latitanza”) per il presidente del Consiglio e i suoi ministri, ai processi che non saranno celebrati con l’introduzione del “processo breve”, alla copertura delle inchieste degli amici del premier, al rendere tutto “stato d’eccezione” ed esercitare così il potere in deroga a vincoli e controlli. L’argomento non mi sembra risolvibile introducendo soltanto riforme perché le regole esistono già come esiste, oggi più che mai, gentaglia che esercita il potere usando le leggi a mo’ di carta igienica.
La corruzione si sconfigge innanzitutto correggendo l’attuale sistema politico. La corruzione la si estirpa oltre che con leggi giuste anche impedendo ai malandrini di governare: bene le liste pulite (si plaude a una cosa che dovrebbe essere naturale) e male se la decisione di inserire in lista è lasciata a chi, per me, ha la responsabilità morale e politica ed economica di questo stato di cose e ancora più male se il responsabile di tutto ciò viene lasciato sul trono. Mi riferisco, è ovvio, a san Silvio Berlusconi.
La medicina è semplice: mandare a casa papi lo sfregiato (?) e la sua banda.
Il mite Giuseppe Pisanu, senatore PDL, ex ministro dell’interno, ex DC, presidente della commissione parlamentare antimafia, si permette di smentire il suo capo Berlusconi affermando che “siamo oltre tangentopoli, la corruzione è dilagante, le misure anticorruzione servono ma non bastano, il ceto politico va rinnovato”. Non penso che Pisanu si riferisse in particolare all’assessore di Milano preso con le mani nel sacco.
Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, non si è lasciato sfuggire l’occasione: “I magistrati non debbono affatto vergognarsi del loro lavoro”.
Forse ci stiamo avvicinando alla resa dei conti, ma non basta incrociare le dita, bisogna esserne attori.




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sabato 20 febbraio 2010

MA QUALI “BIRBANTELLI”! SONO DELINQUENTI INCALLITI E PROTETTI

Leggo sull’Espresso on line di questa settimana (un giornalaccio “comunista”) il servizio di Lirio Abbate dall’eloquente titolo “ALFABETO CRIMINALE” con un sottotitolo assolutamente pertinente: “I protagonisti. Gli affari. I referenti politici. Guida alla cricca che si è spartita per anni denaro pubblico. Tra appalti milionari e costi gonfiati”.
Ve lo propongo, qui trovate l’originale, senza alcun commento poiché si commenta da solo. È un po’ lungo ma vale la pena.

A
AEROPORTI più grandi e più costosi. I gruppi imprenditoriali vicini ad Angelo Balducci avevano messo le mani sui lavori di ampliamento dell’aeroporto di Perugia, mentre Riccardo Fusi, titolare della Btp, azienda protetta da Denis Verdini, puntava a realizzare quello di Frosinone. In questo caso l’intermediario con la politica era l’indiziato mafioso Pietro Di Miceli, palermitano, che i pentiti indicano in contatto con Cosa nostra e con la massoneria. In questo affare Di Miceli coinvolge anche l’avvocato Gaetano Armao, attuale assessore regionale in Sicilia.
B
BERLUSCONI PAOLO è intercettato mentre parla con Angelo Balducci dei lavori in Sardegna. Il capo dei cantieri delle strutture del G8 alla Maddalena si lamenta del fatto che Berlusconi mette il naso sui lavori nell’isola, ed ha dovuto accettare allo stesso tempo un’impresa che non apprezza, ma è raccomandata dal fratello del premier e dunque non può cacciarla.
C
CULTURA. Nel ministero di Bondi hanno trovato posto fra i dirigenti gli amici di Diego Anemone. Ma anche di Balducci. Per loro nel campo della cultura non c’è problema che non possa essere risolto. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero che si occuperà di “proteggere” Lorenzo Balducci. Recita in “Ce n’è per tutti” che ottiene un finanziamento pubblico dal ministero dei Beni culturali. Ma non ha avuto grande successo al botteghino. Ci vuole ancora un intervento di Anemone, la sera del 5 novembre 2008 per risolvere un problema al “piccolino” perché Anna Falchi lo vuole cacciare da una fiction prodotta per la Rai. L’imprenditore chiama subito Giancarlo Leone, vice direttore generale Rai, e risolve tutto.
D
DI NARDO (Antonio), imprenditore napoletano, dipendente del ministero dei Lavori pubblici, crea società con uomini vicini al clan dei Casalesi. Per gli investigatori Di Nardo è l’imprenditore che «gestisce occultamente» il Consorzio Stabile Novus, che ha sede a Napoli e che è associato alla “Opere Pubbliche e Ambiente Spa” di Francesco Maria De Vito Piscicelli (il costruttore che rideva nel letto la notte del terremoto). Dall’indagine emerge che l’imprenditore “amico” dei casalesi si dà pure un gran da fare per trovare finanziamenti per la campagna elettorale del deputato Luigi Cesaro (PDL), poi eletto alla presidenza della provincia di Napoli.
E
ELICOTTERO. Il velivolo viene messo a disposizione del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli dall’imprenditore Riccardo Fusi, presidente del consiglio di amministrazione della Baldassini Tognozzi Pontello (Bpt) spa, una delle società che sarebbe stata favorita nelle aggiudicazioni degli appalti. È l’estate del 2008 e Fusi sollecita Verdini per ottenere un incontro con il ministro dei Trasporti e discutere della costruzione della Scuola Marescialli di Firenze. Fusi in quella occasione avrebbe detto al ministro che l’elicottero «è a tua disposizione». Da allora Matteoli evita altri appuntamenti. Gli investigatori del Ros ritengono che Verdini avrebbe sponsorizzato presso Gianni Letta l’impresa Btp affinché fossero assegnati i lavori di ricostruzione in Abruzzo ad un consorzio di imprese (Federico II) costituito un mese dopo il sisma.
F
FIGLI. Vi è una lunga filiera di figli, cognati e amici collegati all’elenco degli appaltatori (attuatori) e degli appaltanti tra i quali Balducci, presidente del Consiglio dei Lavori pubblici, e De Santis che lo coadiuvava. Sono stati tutti sistemati grazie alle opere e agli importi lievitati. Sono collegati alle filiere familiari e amicali del gruppo Anemone, Piermarini, Piscicelli, Gagliardi, Della Giovampaola. Dopo aver raccomandato il figlio attore alla Rai, Angelo Balducci pensa all’altro figlio, Filippo, 30 anni. Nel 2007 viene assunto come apprendista al Salaria Sport Village guadagnando più di 73 mila euro. Ma la sua destinazione finale arriva subito dopo con un posto all’Unicef Italia grazie a Vincenzo Spadaro, ex segretario di Francesco Rutelli, amico di Balducci. Ma l’amico di papà, l’imprenditore Diego Anemone, per ripagare i favori ottenuti, ristruttura l’appartamento a Roma di Filippo Balducci, lo arreda e gli regala pure una lussuosa Bmw da 71 mila euro. Ma le “cortesie” non finiscono mai: per 15 anni un imprenditore “ha reso la vita più facile” a Maria Pia Forleo, responsabile ufficio contratti provveditorato opere pubbliche del Lazio e ai suoi figli.
G
GIUSTIZIA. La magistratura che ha il compito di controllare le spese della pubblica amministrazione è andata a braccetto con gli uomini della “cricca” ai quali venivano affidati i lavori del G8, dei 150 anni dell’unità d’Italia e dei Mondiali di nuoto. Si scopre fra le carte dell’inchiesta che l’imprenditore-impiegato pubblico Antonio Di Nardo, quello che era in affari con i casalesi, è in società pure con il giudice della Corte costituzionale, Giuseppe Tesauro, e con lui anche il presidente di sezione della Corte dei conti di Napoli, Mario Sancetta, e poi impiegati del ministero delle Infrastrutture con guai giudiziari alle spalle. Il sodalizio dalle intercettazioni sembra puntare ad affari immobiliari in Abruzzo, per la ricostruzione del dopo terremoto. Ma guarda anche alle mosse del ministro Scajola che annunciava in tv la realizzazione di quattro grossi alberghi a Napoli per un importo da 76 milioni di euro. «Devi muoverti» dicono i soci di Di Nardo al telefono, «questi qua qualcosa ci devono dare». Sembrano tutti piazzati su un’enorme ragnatela che, se anche fosse penalmente irrilevante, spiega bene come mai la spesa per le opere pubbliche in Italia è ormai fuori controllo.
H
HOTEL. È costato quasi il 50 per cento in più rispetto al progetto iniziale il palazzo delle conferenze e l’area delegati che avrebbe dovuto ospitare i capi di Stato per il G8 de la Maddalena. Una spesa di quasi 30 milioni superiore al previsto finita nelle tasche delle imprese del gruppo Anemone. Il dato emerge dalle intercettazioni effettuate dal Ros di Firenze. È il 4 settembre 2008. Susanna Gara, dipendente del ministero delle Infrastrutture, chiama Fabio De Santis che con Balducci gestisce la struttura “Grandi Eventi” e con tono preoccupato lo informa che nel progetto definitivo per la realizzazione del Main Conference è prevista una maggiorazione che può arrivare a 100 milioni. L’ingegnere Gara manifesta anche preoccupazione per le «gravi carenze tecniche della progettazione delle fondazioni».
I
INDAGINI. Dopo i servizi pubblicati da “L’espresso” sui lavori per il G8 alla Maddalena, gli uomini della “cricca” iniziano a insospettirsi. Ritengono che le forze dell’ordine stiano avviando un’indagine sui loro affari. Per questo motivo gli imprenditori e i funzionari corrotti negli ultimi mesi facevano attenzione a parlare al telefono: qualcuno li aveva avvisati che le loro utenze erano sotto controllo.
L
LOIERO AGAZIO. Ad Angelo Balducci si sarebbe rivolto anche il presidente della Regione Calabria per chiedere un favore. Il politico di centrosinistra finisce in modo incidentale negli atti dell’inchiesta. È l’ex senatore dc Franco Covello che lo “tira dentro”. Il politico parla con Balducci e gli dice che ha accanto il presidente della Regione Calabria che gli vuole parlare. Così Covello concorda un appuntamento telefonico con Balducci, «ti chiamo e te lo passo... gliel’ho detto per la figliola». Per gli investigatori la conversazione si inserisce «in una cornice di scambio di favori» dove «Covello chiede a Balducci un favore per la figlia del presidente della Regione Calabria».
M
MASSONERIA. Sullo sfondo c’è l’ombra della massoneria che avrebbe l’ambizione di pilotare una fetta degli appalti e accaparrarsi finanziamenti pubblici. Gli investigatori si sono imbattuti in alcuni iscritti alle logge come il commercialista palermitano Pietro Di Miceli, già indagato per mafia e poi assolto, e il giovane Leonardo Benvenuti, originario di Gela, vicino al Pdl e indicato come un mediatore di affari. Uno che in questa inchiesta aveva cercato di avvicinare Fusi e Di Nardo per concludere accordi sui lavori con la Protezione civile. E intercettano Benvenuti mentre commenta il risultato delle elezioni a Gran Maestro del Grande Oriente.
N
NUOTO. Le gare di nuoto per i Mondiali di Roma sarebbero state fatte con il pericolo che in una piscina realizzata a Valco San Paolo il tetto poteva crollare. Dalle intercettazioni emerge la preoccupazione dei tecnici che notano un avallamento della copertura. Ma i campionati erano alle porte e gli imprenditori avevano un solo interesse: finire in fretta per incassare il denaro senza badare alla sicurezza.
O
OPERAZIONE SAN PIETRO. L’imprenditore Fusi della Btp vuole agganciare il sindaco di Roma Gianni Alemanno attraverso una donna. Vuole parlare con il primo cittadino della Capitale perché deve concludere un affare che riguarda la realizzazione di un centro di accoglienza. Lo chiama in maniera criptica “operazione San Pietro”. E fa riferimento a mediazioni che sta portando avanti il commercialista palermitano Di Miceli. Fusi dalle intercettazioni sembra avere fretta e al suo interlocutore che conosce la donna che può avere contatti diretti con Alemanno dice che ha «bisogno di parlarci presto, in tutti i modi, perché urgente».
P
PARTITI. Non figurano più come strutture, ci sono solo singoli uomini in posizione di potere che rubano. Nelle intercettazioni si fa spesso riferimento ai finanziamenti o al sostegno per le campagne dei singoli candidati. In alcune occasioni gli imprenditori, parlando con gli indagati sostengono che il versamento di queste somme è come «investire in pubblicità», perché «poi si ha sempre un ritorno economico».
Q
QUATTRINI. Nell’inchiesta compare un caso forse unico in cui la tangente pagata ai politici è stata versata con soldi chiesti in prestito agli usurai, collegati a loro volta ai casalesi. Si tratta di 100 mila euro che erano destinati nel 2007 ai “regali di Natale” per i funzionari del Dipartimento della protezione civile, pagati dall’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscitelli.
R
RUTELLI FRANCESCO. Dalle intercettazioni emerge che l’ingegnere Angelo Balducci sarebbe stato l’uomo di Rutelli dentro il ministero delle Infrastrutture. E con lui, sostengono gli indagati, vi sarebbero altri dipendenti che farebbero capo all’ex sindaco di Roma. Ma il contatto diretto che avrebbe avuto uno della “cricca” indagato con un familiare del politico riguarda Anemone e Paolo Palombelli, cognato di Rutelli. Si tratta di conversazioni telefoniche per motivi di lavoro. Ma un altro familiare emerge dall’inchiesta, è l’imprenditore Mario Fecarotta, un lontano cugino di Rutelli in passato indagato per mafia a Palermo.
S
STELLE. Gli imprenditori per concludere un buon affare ottenuto grazie alla complicità di funzionari pubblici, li ripagano con giovani escort con le quali trascorrono intere notti in albergo. Ragazze a 5 stelle, diverse da quelle che invece incontra Bertolaso per la sua fisioterapia. «Ho fatto un massaggio meraviglioso... lui ha visto le stelle», racconta la brasiliana Monica, la ragazza che secondo i pm di Firenze avrebbe avuto un rapporto sessuale con il capo della Protezione Civile la sera del 14 dicembre 2008 nel Salaria Sport Village.
T
TORO ACHILLE. Avevano paura dell’indagine della procura di Firenze e per questo “la cricca” aveva avviato un monitoraggio negli uffici giudiziari. Con l’aiuto del procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero appreso l’evolversi dell’inchiesta. Una violazione che è costata l’iscrizione nel registro degli indagati per Toro, la cui posizione è stata stralciata e inviata ai pm di Perugia. La “cricca” aveva agganciato il figlio, Camillo Toro, il quale è stato invitato ad assumere informazioni. E a gennaio gli investigatori ascoltano le telefonate degli indagati effettuate dopo un incontro con Toro, e apprendono che sta per «piovere» moltissimo, pure «dentro casa». Un messaggio che ha messo in allerta gli indagati e faceva riferimento agli arresti che stavano per essere eseguiti.
U
UNITÀ INVESTIGATIVA. L’indagine del Ros che ha portato alla scoperta del «sistema gelatinoso» è stata condotta da un ufficiale dei carabinieri con una lunga esperienza nel contrasto alla mafia maturata a Palermo. Le sue inchieste, fatte in collaborazione con i pm Pietro Grasso, Sergio Lari, Dino Petralia, hanno portato all’arresto di professionisti collusi, pubblici amministratori e politici anche della sinistra. E poi sequestri e confische di beni mafiosi.
V
VERDINI DENIS. Indagato per corruzione, il coordinatore Pdl Denis Verdini a Berlusconi aveva detto di no dopo che gli aveva offerto un posto in governo. Aveva preferito coltivare i propri interessi economici in Toscana, organizzare incontri con imprenditori, parlamentari e ministri, utilizzando anche la sede del partito in via dell’Umiltà a Roma. E il 12 maggio dello scorso anno porta a palazzo Chigi l’imprenditore che ha nel suo cuore: Riccardo Fusi, il patron della Btp interessata allora a entrare negli affari per la ricostruzione post terremoto. I carabinieri intercettano Fusi mentre è insieme a Verdini a far anticamera da Letta. Il coordinatore del Pdl è un esperto del sistema dei lavori pubblici, e anche per questo discute con un altro politico-imprenditore: l’europarlamentare Pdl, Vito Bonsignore. Ma non è il solo con il quale scambia opinioni su affari e politica, Verdini vede spesso anche l’onorevole Rocco Giralda (Pdl), che è anche editore del Giornale dell’Umbria.
Z
ZERO. È il risultato negativo che la “cricca” ha ottenuto dalla gara per il Nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, i cui lavori sono stati appaltati ad altra impresa che non è coinvolta nell’inchiesta. Uno dei rari flop della gang.


Siamo solo agli inizi e già potete notare quante personalità della politica, della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria e della giustizia sono coinvolte in fatti di “corruzione”, non peones o pesciolini ma pezzi importanti dello Stato. Non fatti isolati ma un sistema collaudato e protetto. E’, questa, la dimostrazione della falsità dell’atteggiamento scandalizzato di Silvio Berlusconi che con occhi falsamente taurini e arrossati promette di mettere a ferro e fuoco i corruttori e i corrotti con una legge ad hoc e subito dopo (poche ore) blocca sul nascere la stessa bozza di legge. Il capo del governo non ha la volontà di porre rimedio a queste cose perché, se lo facesse, dovrebbe considerare se stesso alla stregua, se non peggio, dei personaggi sopra elencati. L’affaire Mills, tanto per citare una questione. Aver respinto le dimissioni di Guido Bertolaso e di Nicola Cosentino cosa sta a indicare?






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giovedì 18 febbraio 2010

RIECCO TANGENTOPOLI. L’ESORCISMO È FALLITO

Povera Repubblica italiana. La Corte dei Conti per bocca del suo procuratore generale Mario Ristuccia e del suo presidente Tullio Lazzaro ci hanno gelato il sangue con le loro denunce in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario dei magistrati contabili: nel paese dell’amore, della felicità e dell’ottimismo, nel periodo gennaio-novembre 2009, c’è stato un incremento di denunce per corruzione pari al 229 per cento e per concussione (estorsioni commesse da pubblici ufficiali) pari al 153 per cento; a questo si aggiungano 1714 denunce per reati di abuso d’ufficio.
A parziale giustificazione dei dati, i due magistrati contabili, non ancora additati come schifosi comunisti dal solito papiminchia, non hanno lesinato esempi e commenti che vi riporto, solo alcuni per ragioni di brevità, per vostro “conforto” e per vostro commento.
• “La corruzione dilaga nella pubblica amministrazione” … grave la mancanza di ‘anticorpi’ nella pubblica amministrazione contro le condotte illecite individuali che causano “offuscamento dell’immagine dello Stato” e “flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese”.
• “Se le pervicaci resistenze che questa patologia sembra opporre a qualsiasi intervento volto ad assicurare la trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni possono dirsi essere una sorta di 'ombra' o di 'nebbia' che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale operoso del Paese, non si può fare a meno di notare che l'oscuramento resta tuttora grave, non accenna neppure a dissolversi o a flettere nella sua intensità”.
• In merito alla Protezione Civile le parole sono chiare: Ci dovrebbe essere un controllo reale non solo politico” e inoltre “non c'è un controllo della Corte sulle ordinanze della Protezione Civile. La Corte può fare accertamenti sulla gestione, ma il nostro controllo reale su quelle ordinanze, per legge è escluso”.
• La questione del G8 della Maddalena, assieme a tantissime altre, viene tirata in ballo con la denuncia che aumenta il fenomeno delle opere pubbliche “progettate e non appaltate, ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione … Le cause di questo fenomeno, che determina un ingente spreco di risorse pubbliche, sono molteplici e da annoverare nella carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabili alle imprese committenti e alle amministrazioni aggiudicatrici, carenti per inadeguatezze nei controlli tecnici e amministrativi”.
• I magistrati individuano una delle cause di tale allarme nella “dolosa alterazione di procedure contrattuali, i trattamenti preferenziali nel settore degli appalti d'opera, la collusione con le ditte fornitrici, la illecita aggiudicazione, la irregolare esecuzione o l'intenzionale alterazione della regolare esecuzione di appalti di opere, forniture e servizi”.
• La corruzione “è diventata un fenomeno di costume… una patologia grave”.

Tutto questo mi richiama alla mente i fattacci degli inizi degli anni novanta, la deflagrazione di tangentopoli, iniziata in sordina con le manette all’amministratore di un ente pubblico di Milano per arrivare poi alla scomparsa politica di molti partiti e di molti politici “mariuoli” (il beatificato e da molti amato Bettino Craxi fa parte di questa schiera).
Tangentopoli, che pensavamo morta per sempre, è tornata e, come allora, inizia in sordina: l’arresto dell’assessore milanese del PDL Pier Gianni Prosperini per corruzione e turbativa d’asta, per continuare con il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Barducci, il pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena Mauro Della Giovanpaola e il pubblico ufficiale presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della presidenza del consiglio Fabio De Santis. Ovviamente occorre aggiungere alla lista anche il superman Guido Bertolaso.
E siamo solo agli inizi, se si dà corso alle denunce della Corte dei Conti ne vedremo, purtroppo, delle belle.
Un giudizio su tutto questo mi pare tanto facile quanto doloroso. Se la corruzione “è diventata un fenomeno di costume”, chi ha introdotto questo fenomeno?
Una politica spregiudicata, fatta d’immagini e non di sostanza, di bugie e non di realtà, attenta all’interesse particolare dei pochi e non al bene comune, che discrimina in base alla lingua e al colore della pelle, che favorisce chi già ha e demonizza chi non ha più o non ha mai avuto, che usa il letto come merce di scambio, che innalza a sistema la trasgressione della legge da parte di chi detiene il potere, che non vuole farsi giudicare per gli evidenti e anche proclamati reati commessi, che delegittima la magistratura e che è convinta di avere diritto all’impunità. Tutto questo ha un nome e cognome: Silvio Berlusconi (grande amico di Craxi, è un caso?). Aiutato dai suoi fedeli barbari che non bivaccano solo nel centrodestra.





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martedì 16 febbraio 2010

L’EMERGENZA SECONDO BERTOSCONI

Dell’affaire Bertolaso, purtroppo, non si può non continuare a parlarne poiché, a ogni momento che passa, si aggiunge un fatto nuovo con smentita e smentita della smentita.
Per forza di cose, parlando di Guido Bertolaso si arriva a coinvolgere, nel bene e nel male, la Protezione Civile stessa essendo divenuta, questa, una “sua” personale creatura, operante al di fuori di regole e controlli. Regole e controlli che possono essere più leggeri nelle emergenze per le calamità (e lo si può capire) ma che dovrebbero essere ferrei nei casi di non emergenze e non calamità.
Dico questo poiché imparo, dalla rete, che tra i compiti svolti in questi anni dalla Protezione Civile, sono state classificate come emergenze dei meeting religiosi, degli eventi sportivi, persino dei viaggi del Papa, delle attività turistiche. Il tutto finanziato con soldi pubblici, senza possibilità di controllarne il congruo utilizzo nemmeno da parte della Corte dei Conti, con lavori aggiudicati senza indire appalti ma assegnati a imprese sulla base di criteri di scelta di carattere fiduciario, una zona franca (come piace a Silvio), insomma, un regno a sé stante all’interno della Repubblica italiana, un regno fondato nel 2001, anno della nomina di Bertolaso a capo della Protezione Civile.
Sembra non esserci nulla di nuovo rispetto a ciò cui ci ha abituato il suo grande capo, maestro ed estimatore Silvio Berlusconi: le infamie commesse sono solo invenzioni dei giudici comunisti che colpiscono “chi-fa-del-bene-al-paese” e le escort o massaggiatrici o troie non esistono, sono solo le fantasie e l’invidia di chi non può iscriversi all’albo degli “utilizzatori finali”.
Un altro fatto, in tutta questa squallida vicenda, mi fa crescere il sospetto che, se si continua a scavare, si arriverà alla putredine politica e al rumoreggiare di catene nel palazzo del governo: Gianni Letta è intervenuto in modo estremamente pesante e più volte sulla vicenda garantendo personalmente sull’onestà di Bertolaso. Strano, lui, il silente, il riservatissimo, l’eminenza grigia, il candidato berlusconiano alla presidenza della Repubblica, non si è agitato così tanto nemmeno nei confronti del suo padrone politico. Cosa deve coprire? intrallazzi con il Vaticano, dove purtroppo è di casa? la lurida vicenda G8 della Maddalena e relativi favori a industriali filogovernativi? gli appalti senza gara legati al terremoto in Abruzzo?

Auguro alla magistratura un buon lavoro nella sola ricerca della verità e chi deve pagare paghi.
Auguro ai politici di riacquistare un po’ di dignità di fronte agli elettori perché, come ha detto il Cardinale Tarcisio Bertone ai vescovi irlandesi per le note questioni di pedofilia, “dalla prova può venire il rinnovamento: a patto che il peccatore riconosca la propria colpa in piena verità”, cioé: a patto che i politici riconoscano le proprie colpe e si dimettano.
Staremo a vedere e non abbasseremo la guardia.





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giovedì 11 febbraio 2010

BERTOLASO EMULO DI PAPI?

Guido Bertolaso mi suscita, da sempre, due contrapposti sentimenti: il primo è di ammirazione per le sue capacità organizzative e per aver denunciato recentemente che lo sbarco americano ad Haiti ha trasformato la necessità di aiuti alla popolazione terremotata in una vera e propria occupazione militare (comprensiva della presenza di sciacalli statunitensi); il secondo sentimento è d’irritazione (l’odio non sarebbe cristiano) per come ha gestito il terremoto aquilano militarizzando la vita nelle tendopoli e l’aiuto dei volontari accorsi. Cose che ho visto con i miei occhi.
Ora si aggiunge l’avviso di garanzia per corruzione in merito agli appalti per la realizzazione del G8 nell’isola de La Maddalena (G8 poi spostato a L’Aquila): niente male per un imminente annunciato ministro che in questo modo si mette in “linea” con il suo capo e alcuni dei suoi prossimi colleghi pari grado.
Il fatto, che sembra emergere dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Firenze, concerne l’accusa di corruzione (soldi, benefit, favori sessuali, appalti truccati) e questo, oltre all’avviso di garanzia notificato al viceministro e capo della Protezione Civile, ha portato all’arresto di quattro persone: Angelo Barducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici; Diego Anemone, imprenditore romano; Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena; Fabio De Santis, pubblico ufficiale presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo della Presidenza del Consiglio. Tre su quattro sono servitori dello stato.
Non è cosa da poco se si pensa che, oltre a favori sessuali come premi di asservimento della funzione pubblica all’interesse imprenditoriale di uno o più industriali, sembra si debbano ritenere truccati o manovrati almeno cinque grossi appalti: lo stadio centrale del tennis del Foro Italico (Mondiali di nuoto Roma 2009); il nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata (Mondiali di nuoto); il completamento dell'Aeroporto internazionale dell'Umbria Sant'Egidio di Perugia (Celebrazioni 150 anni Unità d'Italia); la realizzazione Palazzo della conferenza e area delegati (G8 Maddalena); la residenza dell'Arsenale (G8 Maddalena).
Money.
Non voglio entrare nel merito della questione, lo farò senza dubbio in altra specifica occasione e resto in attesa che la giustizia faccia (se le sarà concesso e se non verrà inventata, nel frattempo, una leggina ad hoc) il suo corso.
Quello che m’interessa ora esprimere riguarda la questione politica legata a questa vicenda: Bertolaso presenta le dimissioni a Silvio Berlusconi il quale, come da copione, le respinge e inizia le sue patetiche e interessate lamentazioni contro i magistrati che continuano a “deprimere chi fa il bene del Paese”. Ma non si ferma qui; infatti, tutti i partecipanti al Consiglio dei Ministri, ricevuta la notizia, si alzano in piedi per tributare un caloroso, affettuoso e sicuramente invidioso applauso al futuro, forse, corrotto e/o corruttore.
Qualcuno mi spieghi, allora, perché mai (se i nostri governanti commettono per prassi dei reati che pubblicamente sono giudicati dagli stessi rei come positività in nome della governabilità e ne fanno pubblico sfoggio e personale vanto) un ladro o un assassino o un corruttore o un corrotto o un evasore fiscale dovrebbe essere processato e incarcerato o semplicemente indicato al pubblico ludibrio.

La moralizzazione del Paese deve necessariamente, con le buone o con le cattive, iniziare dai “capi”.
Qualcuno mi spieghi perché questa incivile situazione mi fa venire in mente la fotografia della statua di Saddam Hussein.
A volte i sogni si avverano.




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martedì 9 febbraio 2010

LA MAFIA È DI CASA NELLA MILANO DELLA MORATTI? L’ANTIMAFIA NO

Una notizia così meriterebbe uno speciale TV in prima serata e manifestazioni antigovernative in tutte le piazze del “regno”: l’Associazione Sos Racket e Usura di Milano è costretta a chiudere la propria attività di volontariato. Ho raccolto la notizia da “Articolo 21.info”.
La causa? Leggete il comunicato stampa del consiglio direttivo dell’Associazione.

“Questa mattina ignoti Hanno dato fuoco a Caronno Pertusella ad un furgone di proprietà del presidente dell'Associazione Sos Racket e Usura Frediano Manzi.
A causa di quest'ennesimo episodio il consiglio direttivo ha deciso di sciogliere l'Associazione Sos Racket e Usura. Constatiamo con rammarico che non esistono più le condizioni di serenità e sicurezza con le quali dovremmo operare.
Siamo arrivati a questo punto dopo 13 anni ininterrotti di denunce e sacrifici fatti da tutti i volontari dell'Associazione, che quotidianamente sono al servizio dei cittadini che da tutta Italia si sono rivolti a noi. La nostra non è paura, ma disfatta. Abbiamo tentato più volte di far comprendere la necessità di avere una sede sicura, rivolgendo appelli a tutte le forze politiche di Milano e Provincia, ma i nostri appelli purtroppo sono rimasti inascoltati.
Oggi sarà pubblicato sul sito dell'Associazione un video che ci hanno consegnato gli abitanti di Via Vincenzo Monti, video sotto il quale non faremo nessun commento.
Questo sarà l'ultimo documento che noi pubblicheremo. Non sappiamo tutti questi atti intimidatori da dove provengano, viste le decine d'inchieste aperte in tutta Italia in conseguenza alle nostre denunce, ma non possiamo più mettere a rischio i nostri volontari.
Anche il presidio per la legalità organizzato dalla nostra associazione per sabato 13 Febbraio in Via Ciriè a Milano è sospeso.
Negli ultimi mesi, da quando ci siamo occupati del racket delle case popolari non possiamo più entrare in alcuni quartieri di Milano senza essere bersagliati da insulti e minacce. Questo non è tollerabile in un paese civile, come non è tollerabile che parte delle istituzioni milanesi abbiano con noi avuto un atteggiamento non d'appoggio ma di scontro e delegittimazione, dopo che noi abbiamo dimostrato che per la loro inerzia, hanno creato a Milano dei quartieri ghetto, permettendo di fatto alla criminalità organizzata di sostituirsi allo stato.
Questi i motivi per cui da oggi l'Associazione Sos Racket e Usura è formalmente sciolta.
Consiglio direttivo dell’Associazione Sos Racket e Usura
Milano 7 febbraio 2010”

Un pezzo di democrazia se ne va dalla “democratica” Milano ma ad aver piegato i volontari dell’associazione non sono state le intimidazioni, “quelle sono cose che si mettono in conto” afferma il presidente Frediano Manzi, ma l’ assordante silenzio della politica: “noi non ci siamo arresi alla criminalità organizzata. Ci siamo arresi allo Stato”.
Il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, quello della “la mafia non esiste”, vuole cambiare la sua versione dei fatti?
Il sindaco di Milano Letizia Moratti, cos’ha da dichiarare?
Il governatore della Regione Lombardia, il ci&llino Roberto Formigoni, se ne lava le mani?









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lunedì 8 febbraio 2010

CARDINALE BAGNASCO, CI DIA IL BUON ESEMPIO

Un sogno, di quelli che si fanno ad occhi aperti, e che dicono una direzione verso cui preme andare. Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani, vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici. I quali, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni”.
Chi pronuncia queste parole è il cardinale Angelo Bagnasco nella sua prolusione al recente Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), quindi in un consesso assolutamente qualificato e, per certi versi, pubblico.
Non si può che essere d’accordo su questa enunciazione che il porporato chiama “sogno” ma, il tono con cui la dice e il contesto in cui è inserita, sembra indicare null’altro che una utopia, una illusione destinata a restare un sospiro di rammarico.
Eppure, fino a pochi anni fa, il contributo cattolico alla polis non è mancato, anzi a esso (ma non solo a esso, ovviamente) vanno iscritti la difesa dei diritti inalienabili della persona, la lotta per le libertà, le conquiste di solidarietà sociale, la difesa dei più deboli, la solidarietà internazionale. E non sono mancati uomini, laici cattolici, che hanno dato le loro energie, senza imporre la propria fede, ma animati e guidati da essa; bastano due nomi per comprendere tutti gli altri: Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira.
Per l’odierna mancanza di tali personalità e della conseguente mancanza in politica di laici cattolici “disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni”, a chi vogliamo dare la responsabilità? Ai laici cattolici? Alla curia romana? Al fato avverso? Qui la questione diventa assai complicata e rischia di provocare risse e reciproche maledizioni.
Certamente il torto non è mai a senso unico tuttavia, da laico, qualche idea l’avrei.
Ha forse contribuito a questo la concezione ruiniana di chiesa trionfante e intellettuale, non curante della vita e della formazione dei suoi laici ma attenta a manipolare la vita politica italiana e riverire i potenti di turno, gli Andreotti? i Craxi? i Casini? i Bossi? i Berlusconi?
Ha forse contribuito l’idea che, piuttosto di rischiare di perdere l’8 per mille, i vicari del papa hanno imposto il silenzio sulle malefatte dei vari governanti?
Ha forse contribuito il fatto che il cardinale Camillo Ruini ha colloquiato a casa sua, il 20 gennaio scorso in un incontro privato ma sapientemente comunicato alla stampa, con Silvio Berlusconi e congrega per accordi politici ed elettorali sopra la testa dei suoi laici?
Ha forse contribuito il fatto che la curia romana e la maggioranza dei vescovi italiani continuino ad appoggiare, in modo plateale, un governo che sta scientemente buttando alle ortiche tutte le conquiste sociali, che è più propenso a politiche uterine anziché impegnarsi per il bene dei cittadini, che tollera e fomenta il razzismo leghista, che piega la Costituzione ai propri innominabili interessi?
Ha forse contribuito il fatto che da oltretevere non si spenda una parola ufficiale e chiara per affermare che non è vero che la Lega Nord, quella che ha contestato il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, quella che ritiene gli extracomunitari carne da macello, sia fedele cattolica?
Ha forse contribuito il fatto che i vescovi continuino a proporre come paladino ed esempio cattolico-politico il plurimaritato e opportunista Pierferdinando Casini?
E ha forse contribuito il fatto che tra i movimenti più inseriti nella curia cattolica apostolica romana ci sia Comunione e Liberazione che, attraverso Roberto Formigoni, è il più fedele alleato della politica leghista e berlusconiana?

Il sogno del cardinale Bagnasco può diventare realtà se i vescovi italiani e la curia romana smettono i panni dei politici di professione e ritornano a essere i “pastori” di anime, quelle anime che hanno il compito di operare nella società (loro sì) assieme ad altri cittadini, ma animati dalla propria fede e nel rispetto della fede altrui.
Perché il sogno diventi realtà occorre una conversione, occorre cambiare direzione, occorre un cambiamento radicale.
Cardinale, ci dia il buon esempio.




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sabato 6 febbraio 2010

PERMESSO DI SOGGIORNO A PUNTI. MICROCEFALIA GOVERNATIVA

Gli extracomunitari di Rosarno, ri-emigrati in altre città della penisola, assieme a tutti gli altri immigrati presenti sul territorio, fra pochi giorni dovranno vedersela con alcuni doveri, imposti per legge, anziché avere assicurati gli stessi come diritti.
Sto parlando del permesso di soggiorno a punti che il ministro dell’interno Roberto Maroni e il ministro del welfare Maurizio Sacconi, noti per il loro acume sociale politico e umano, hanno messo a punto in queste ore a seguito dell’entrata a regime della legge 94 sul pacchetto sicurezza. I doveri si possono riassumere così: dovere di conoscenza della lingua italiana, dovere di riconoscere i principi fondamentali della Costituzione italiana, dovere di possedere un regolare contratto di lavoro e di essere iscritto al sistema sanitario nazionale, dovere di mandare i figli a scuola, dovere di abitare in un alloggio dignitoso con regolare contratto d’affitto.
Se ottempereranno a questi doveri entro due anni, riceveranno 30 punti e questo permetterà loro di risiedere in Italia; se, invece, dopo apposito esame, non avranno raggiunto gli obiettivi, avranno un altro anno per fare ammenda e sottoporsi a ulteriore esame. Se anche dopo questo supplemento di tempo il “negro” di turno non sarà adeguatamente preparato, vorrà dire che dovrà essere ritenuto allergico (e non impossibilitato) all’integrazione e rispedito, con decreto di espulsione, al proprio paese d’origine.
Alle menti piuttosto striminzite dei nostri due ministri è difficile far intendere la differenza tra diritti e doveri o semplicemente far intendere che l’uomo è uomo, qualunque colore abbia o lingua parli, e va valorizzato e non umiliato, aiutato e non annientato. I doveri che vengono caricati sulle spalle di questi uomini sono invece diritti che ciascuno ha per il solo fatto di essere uomo e, per questo, offerti a tutti da chi ha l’obbligo di garantirli: lo stato.
Non il dovere ma il diritto di conoscere la lingua italiana. E’ una bella idea ma dov’è il governo; solo il volontariato o un paio di partiti o l’associazionismo cattolico se ne sta interessando, l’autorità statale è latitante eppure sarebbe suo dovere istituire corsi di “alfabetizzazione” ad hoc.
Non il dovere ma il diritto di conoscere i principi fondamentali della Costituzione italiana. Anche questa può essere una bella idea: il governo promuova dei corsi affidati a persone competenti, magari attraverso gli enti locali, con finanziamenti mirati. Questi corsi dovrebbero però essere proposti a tutti e i primi a esserne iscritti, questa volta sì obbligatoriamente per le loro funzioni, dovrebbero essere i parlamentari assieme ai ministri e al loro leader i quali conoscono solo i loro interessi e sono emeriti ignoranti della Costituzione italiana.
Non il dovere ma il diritto di possedere un regolare contratto di lavoro. Questo diritto è negato dallo stato stesso. Non si può pensare che Silvio Berlusconi (nomino lui per coinvolgere tutto il suo governo) non fosse a conoscenza che a Rosarno (nomino loro per parlare di tutti gli extracomunitari) i raccoglitori di arance, pronipoti degli schiavi raccoglitori di cotone in America, lavorassero 14 ore al giorno per pochi euro mentre i proprietari degli agrumeti imponessero loro le condizioni da schiavi che abbiamo visto dai servizi televisivi. Dov’era lo stato? Dov’era l’INPS, Dov’erano gli ispettori dell’Agenzia del Lavoro e i Carabinieri, e la Guardia di Finanza? Evidentemente, il primo a trarre beneficio da questa situazione di bestialità è lo stato stesso, sottoposto alla mannaia politica della Lega Nord.
Non il dovere ma il diritto di essere iscritto al sistema sanitario nazionale. Certo, il diritto all’assistenza sanitaria deve essere garantito a ogni persona anche se clandestina ma, il regime, ha chiesto ai medici italiani di denunciarli con il risultato di impedire, nei fatti, l’esercizio pieno di tale diritto.
Non il dovere ma il diritto di mandare i figli a scuola. A questo ci pensa direttamente il gendarme della scuola, l’acida ministro Mariastella Gelmini, contingentando l’ingresso alle scuole italiane degli stranieri impedendo loro, nei fatti, alcuna possibilità d’integrazione.
Non il dovere ma il diritto di abitare in un alloggio dignitoso con regolare contratto d’affitto. Ma la mancanza di alloggio adeguato e, cosa grave, di regolare contratto non va imputata ai “negri” ma ai proprietari italiani che, spesso, s’ingrassano alle spalle di questa povera gente chiedendo affitti in nero e spropositati e stipando di carne “pseudo-umana” i metri quadrati della casa. Dov’è lo stato?
Abbiamo un grave problema, in Italia. Siamo governati da incivili.



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giovedì 4 febbraio 2010

SILVIO VA ALLA GUERRA. A GAZA BEN FATTO!

Ora abbiamo papimichia anche in versione guerriero.
Proprio così, adesso l’Iran deve tremare poiché Silvio Berlusconi, quello dei tacchi rialzati per apparire più alto e delle corna goliardiche in una fotografia ufficiale con altri capi di stato, ha detto, durante la firma degli accordi bilaterali tra Italia e Israele, che: “Il problema della sicurezza è fondamentale per Israele. Ora ancora di più perché c’è uno Stato che prepara l’atomica per usarla contro qualcuno. È uno Stato che ha una guida che ricorda personaggi nefasti del passato”.
Sui “personaggi nefasti del passato” lui è molto competente.
Solo alcune brevissime considerazioni riguardanti coloro che hanno dovuto ascoltare questo proclama.
BENJAMIN NETANYAHU. È fuori dubbio che, finalmente, le parole del nostro alfiere della libertà (dei vincitori e dei potenti, ovviamente) hanno dato soluzione ai problemi di Israele, avevano bisogno di un duro della politica internazionale per portare pace e serenità. Altro che quelle pappe-molli dei Bush, padre e figlio, di Tony Blair prima e di Gordon Brown ora e di Barack Obama che hanno dimostrato di non avere adeguati attributi e di contare nulla sulla scena internazionale.
MAHMOUD AHMADINEJAD. Ha acquistato, dopo il discorso di Berlusca, uno stock completo di pannoloni e ha giurato che d’ora in poi farà il bravo e ha chiesto scusa se ha dovuto precisare che il presidente del Consiglio italiano ha raccontato agli israeliani, come è solito fare con gli italiani, una grossa bugia in merito all’ENI: questa “insignificante” impresa italiana se ne fa un baffo delle pruderie guerriere del sopramenzionato e continua a fare affari in Iran.
BARACK OBAMA. È sbiancato ed è in un mare di lacrime: ha perso la leadership internazionale non sarà più lui il più grande poliziotto del mondo; Golia è stato umiliato dal nano Davide.
IL POPOLO ITALIANO. Per un attimo ha preso sul serio le dure parole di Silvio ma poi ha pensato a quante minchiate sono uscite da quella bocca, quante cose dette e immediatamente contraddette, quante meraviglie espresse solo per la scena, e a quanti paesi ha già detto che il suo più grande sogno è annoverarli come membri dell’Unione Europea. Questo, per inciso, sta a dimostrare che non si deve togliere la geografia dal curriculum scolastico, il nostro condottiero non sa che Israele, come la Turchia, non è Europa.

Se ho giocato con le parole, perdonatemi, l’ho fatto per non piangere dal dolore di essere rappresentato da un individuo che si permette di affermare, parlando alla Knesset, il parlamento israeliano, della “giusta” reazione scatenata da Israele a Gaza durante la quale furono uccisi più di 1400 palestinesi.
Non solo è un irresponsabile ma approva e avvalla una carneficina.
Che dio lo maledica. E con lui anche i suoi sette nani, degni e silenti accompagnatori, nonché ministri:
1. sviluppo economico: Claudio Scajola;
2. infrastrutture: Altero Matteoli;
3. esteri: Franco Frattini;
4. politiche UE: Andrea Ronchi;
5. welfare: Maurizio Sacconi;
6. salute: Ferruccio Fazio;
7. ambiente: Stefania Prestigiacomo.
Magari fosse la favola dei fratelli Grimm: Biancaneve e i sette nani; manca Biancaneve e al suo posto c’è la sua matrigna.



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martedì 2 febbraio 2010

TOGHE “ROSSE” CONTRO L’IMPERATORE? MA MI FACCIA IL PIACERE …

La questione “giustizia”, in Italia, sembra essere l’unico problema e in effetti lo è diventato. Non che le migliaia di lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro non sia cosa seria, non che il dissesto idrogeologico del territorio non abbia importanza, non che la candidatura alla Regione Lombardia del pluri-ripetente e un po’ zuccone “trota” Bossi junior non riveli un uso barbaro del potere, e possiamo continuare così all’infinito: oggi, l’Italia è piena di problemi; oggi l’Italia è un problema.
A questo punto, se non si risolve la questione “giustizia” non si risolve nulla, oggi assistiamo allo scontro, ormai fisico, tra due poteri che, entrambi in nome del popolo italiano, si affrontano e, a questo proposito, è interessante l’articolo di Salvatore Parlagreco su ItaliaInformazioni.com (leggi qui) che vale la pena leggere perché la sua analisi mi pare corretta e dimostra l’idea imperiale di Silvio Berlusconi: l’intoccabilità del premier che non può essere messa in discussione da nessuno, tantomeno dai giudici; l’ingiudicabilità dell’azione del primo ministro e della sua corte dei miracoli qualunque ricaduta essa abbia nel paese. Ne sono la prova la quantità di processi fermi e il fatto che, con 24 procedimenti giudiziari che ha avuto e ha in carico, il capo del governo non si pone il problema di rinunciare alla carica e liberare l’Italia dal legiferare ad personam e dal parlare solo dei suoi fatti personali. Come scrive Marco Travaglio, all’estero quando un politico ha un processo salta il politico mentre in Italia salta il giudice.
Il comunicato che l’Associazione Nazionale Magistrati ha emesso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario (che ha visto le toghe “rosse” lasciare le aule con la Costituzione in mano nel momento in cui il rappresentante del ministro papidipendente Angelino Alfano ha preso la parola) mi pare esemplificativo dello scontro tra poteri che continua, senza esclusione di colpi, nel nostro paese. Ve lo propongo.


BASTA ANNUNCI. CHIEDIAMO VERE RIFORME.
Le vere riforme della giustizia sono quelle che servono a rendere più celere la definizione dei giudizi e che offrono ai cittadini e alle imprese tempi ragionevoli per la risoluzione delle controversie.
Chiediamo:
- una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, con l’abolizione e l’accorpamento dei tribunali più piccoli;
- una riforma delle procedure che elimini i formalismi inutili, che consentono alla parte che ha interesse al prolungamento del processo la possibilità di “abusare” dei diritti e delle facoltà concessi dall’ordinamento, che semplifichi i riti nel settore civile e che riveda il sistema delle impugnazioni;
- la depenalizzazione dei reati minori e l’introduzione di pene alternative al carcere;
- investimenti sul personale amministrativo, che consentano la riqualificazione e nuove assunzioni;
- investimenti effettivi sull’innovazione informatica;
- risorse e mezzi adeguati alla gravità della situazione.
Temi sui quali l’Anm è stata sempre impegnata e non smetterà mai di fornire il suo contributo.

BASTA RIFORME DISTRUTTIVE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO.
Da anni assistiamo alla produzione di leggi irrazionali e prive di coerenza sistematica, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia in questo paese. Occorre trovare una via di uscita a questa situazione. Con la riforma dei termini di prescrizione del reato varata nel 2005 (c.d. legge ex Cirielli) il numero di processi che si chiudono con la prescrizione è balzato alla impressionante cifra di 170.000 all’anno. Ma questo drammatico risultato è nulla rispetto a ciò che succederebbe se dovesse diventare legge la proposta che introduce, in aggiunta alla prescrizione del reato, termini brevi per l’estinzione del processo. Una riforma che ridurrebbe il processo penale a una tragica farsa, determinando una vera e propria resa dello Stato alla criminalità. Nel settore civile, nel quale l’enorme carico di lavoro ha reso praticamente ingestibili i ruoli dei magistrati, la riforma costituirebbe il colpo mortale alla possibilità di dare giustizia ai cittadini e di offrire risposte in tempi utili alle imprese.
Rispettiamo l’autonomia del Parlamento, ma è nostro dovere segnalare alla politica gli effetti e le ricadute che singoli provvedimenti legislativi possono avere sul sistema, sull’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine e della magistratura e sulla sicurezza dei cittadini. Sentiamo, pertanto, il dovere di dire che se dovessero essere approvate anche la riforma delle intercettazioni e quella del processo penale in discussione in Parlamento, verrebbe meno ogni possibilità di contrasto efficace nei confronti di ogni forma di criminalità.

BASTA INSULTI E AGGRESSIONI.
Non intendiamo assuefarci a un costume politico che ha reso pratica quotidiana l’insulto e il dileggio. Ogni giorno siamo costretti ad ascoltare invettive e aggressioni nei confronti dei magistrati. “Cloaca”, “cancro”, “metastasi”, “disturbati mentali”, “plotoni di esecuzione” sono solo alcune delle espressioni utilizzate dal capo del Governo e da esponenti politici di primo piano nei confronti della magistratura. I magistrati non sono parte di un conflitto e non sono contrapposti a nessuno. Per questo diciamo basta alle aggressioni e chiediamo a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali di contribuire a riportare il confronto entro termini di correttezza istituzionale.

BASTA FALSITA’ SUI MAGISTRATI.
Agli insulti e alle invettive si è aggiunta una “campagna mediatica” condotta da taluni organi di stampa contro i magistrati. Una campagna che si alimenta di dati e informazioni falsi e che dipinge i magistrati come fannulloni strapagati, unici responsabili del dissesto del sistema giudiziario. L’Anm ha pubblicato e diffuso dati ufficiali del rapporto della Commissione europea (CEPEJ) che smentiscono in maniera oggettiva queste menzogne. Il libro che oggi distribuiamo è il primo mattone per ricostruire la verità.
Oggi abbiamo deciso di lasciare l’aula in occasione dell’intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia per manifestare il dissenso e il disagio dei magistrati per la crisi in cui versa la giustizia in Italia e per rimarcare, a chi ha la responsabilità costituzionale di assicurare il funzionamento della giustizia, l’urgenza e la necessità di vere riforme.



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