sabato 27 marzo 2010

SANTORO E LA DEMOCRAZIA IN CANCRENA

Vi rendete conto? Michele Santoro, volente o nolente, con “raiperunanotte”, una trasmissione televisiva, è diventato il vero capo dell’opposizione al becero dittatore Silvio Berlusconi.
Ha raccolto un mare di persone al Paladozza di Bologna sia dentro che fuori; ne ha raggiunte molte di più nelle piazze organizzate con schermi giganti; ha coinvolto una gran quantità di televisioni locali e molti webnauti hanno passato la serata incollati davanti al computer.
Un successo, credo, superiore alle stesse aspettative del giornalista “capopopolo”.
Tutto questo per dimostrare, e lo voglio dire con forza a Pierluigi Bersani, che la gente, i cittadini, il popolo sono stanchi di essere governati da un contaballe e da un prepotente pornodipendente e che sarebbe facile e anche piacevole contrastarlo e rimandarlo a casa definitivamente. Intanto approfittando di questa tornata elettorale che, pur riguardando le regioni, può contribuire a cambiare il clima del paese: capisco che è dura, che i partiti cosiddetti d’opposizione hanno fatto e fanno poco e che i loro leaders sono piuttosto insipienti ma, datemi retta, turatevi montanellianamente il naso e fate la croce sul simbolo e, se questo proprio non vi riesce (temo che anche a me non riuscirà facilmente), cercate in queste liste “d’opposizione” il candidato che vi pare più presente, più onesto, più umano, meno stuoino e votatelo. Votatelo ora e marcatelo stretto poi, se eletto.
Ritorniamo a Santoro. Con la sua trasmissione corsara e liberatoria, vanno ascritti a suo merito vari eventi, alcuni dei quali meritano menzione.
Intanto nel suo parterre ha riunito una serie di professionisti, di zebedei dotati (per intenderci non i tanti brunivespa minzolinati), professionisti dell’informazione e dello spettacolo (si possono dire, e così è stato, cose molte serie anche con un comico o una canzone); li cito a memoria: Giovanni Floris, Gad Lerner, Roberto Benigni, Teresa Desio, Cornacchione, Elio e le storie tese, Daniele Luttazzi, Antonello Venditti, Nicola Piovani, Mario Monicelli.
Ha avuto il coraggio politico di mostrare, con immagini assolutamente e drammaticamente eloquenti, l’analogia reale tra Benitone e Silvietto (certo Mussolini non avrebbe mai fatto la figura da buffone che ha fatto il novello dux sabato scorso nella semivuota piazza San Giovanni): non ho evitato un brivido lungo la schiena.
Ha permesso a tutti noi di ascoltare i nauseabondi colloqui telefonici tra il presidente del consiglio (che dovrebbe essere il presidente di tutti, rossi, neri, bianchi o gialli), il prono retrospalancato commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e nientemeno che il direttore generale della Rai Mauro Masi, ora detto il “sicario” poiché, dopo la trasmissione corsara, ha chiesto ufficialmente, per conto del suo padrone, il licenziamento di Michele Santoro. Con questi colloqui telefonici, ci siamo resi conto di cosa succede sopra le nostre teste, come tutto venga manipolato e ricondotto all’interesse particolare a danno dell’interesse pubblico, come le istituzioni pubbliche siano occupate da persone senza dignità (mancanti degli zebedei sopra citati) che si fanno “cazziare” dal potente di turno. Una vera infamia. Per non parlare del conflitto d’interessi.
Io non credo che Michele Santoro voglia continuare a fare il “capopopolo”, lui fa di mestiere il giornalista, ma ha voluto dirci e dire ai politici, quelli non ancora proni, che in Italia la democrazia è agli sgoccioli e che bisogna fare presto prima che vada in cancrena e diventi cadavere. Ha voluto dire anche che non tutti si sono dimenticati di possedere, e quindi di usare, il cervello, anzi, a chiamata pronta risposta (anche le manifestazioni del “popolo viola” ne sono un esempio).
Cosa si aspetta ancora?


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