mercoledì 3 marzo 2010

GLI SCHIFANI E GLI SCHIFATI

Il presidente del Senato, Renato Schifani, seconda carica dello Stato, super partes, anch’egli garante della libertà e dei diritti-doveri di tutti i cittadini (e non solo del povero papi, amareggiato dalle sue stesse ingrate creature) afferma, con astio e la faccia paonazza e imperlata di sudore: “Mi auguro che quindi sempre nel rispetto delle regole prevalga la sostanza rispetto alla forma quando la forma non è essenziale”. Si riferisce ovviamente all’eventuale esclusione dalla tenzone elettorale del PDL e di Renata Polverini a Roma e di Roberto Formigoni a Milano.
Intanto la faccia. Vi ricordate l’impietosa scena televisiva, ripetuta migliaia di volte, nella quale Arnaldo Forlani nell’aula di tribunale, all’epoca di mani pulite, giustificava il suo operato e parlava con la bava alla bocca? Credo sia stato quello il momento in cui, nel sentimento, è apparso chiaro a tutti, o quasi, l’enormità del danno provocato dalla politica dei corrotti e dei corruttori. Così, almeno a me, la faccia spiritata dell’attuale presidente dei senatori, mentre dichiarava quanto riportato sopra, mi ha dato la stessa sensazione: siamo alla frutta, allo sbando, senza decoro.
Ma lasciamo le impressioni e il sentimento per tornare alle parole pronunciate. Schifani si augura che la sostanza prevalga sulla forma, che il buon senso domini le regole. Di per sé sarebbe un auspicio condivisibile se si trattasse di regolare un rapporto privato o tra privati, una cazzatiella, ma qui parliamo di regole che ci siamo democraticamente dati per il convivere civile e per garantire a tutti i sessantacinquemilioni di italiani, (belli e brutti, ricchi e poveri, utilizzatori finali e vergini, potenti e deboli) la stessa possibilità di essere presenti, di affermarsi e di pesare nella società.
Se fosse accettato il desiderio del presidente del Senato, dovremmo usare lo stesso criterio anche per la recente sentenza riguardante David Mills il cui reato è stato prescritto (forma) pur essendo stato ritenuto colpevole (sostanza): Mills e il suo corruttore dovrebbero cioè, se buttiamo a mare le regole, essere messi in galera (come sarebbe moralmente giusto, ma le regole sono le regole).
Oppure, dovrebbero essere riammesse alla competizione elettorale tutte le liste ritenute formalmente non valide (una valanga) e si dovrebbe in qualche modo fare giustizia per quelle liste che in elezioni precedenti sono state cassate per vizi di forma. Un vero caos.
Certo è che un presidente del Senato che, per primo, non crede alla legge (votata dal parlamento) e alle regole da questa scaturite, al solo scopo di salvare dal disastro politico e dal grottesco il suo potente padrone e presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non è degno di sedere sul secondo scranno della repubblica per incompatibilità con la democrazia.
Purtroppo non c’è nulla da godere, questi disgraziati, ormai chiaramente in sfacelo, come dimostra il goffo e drammatico incidente della mancata consegna delle liste a Roma e dei “pasticci ciellini” milanesi, si sono posti un ultimo compito: se deve succedere, muoia Sansone (rappresentato, in questo caso, dal cialtrone imparruccato) con tutti i filistei.
Ovviamente se muore Sansone (morte metaforica, politica) la cosa non mi dispiace affatto ma non voglio essere tra i filistei: come potrei, altrimenti, festeggiare l’avvenimento?


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