giovedì 1 aprile 2010

UNA SCONFITTA IRREVERSIBILE CON QUESTO CENTROSINISTRA

Pur massacrato, moralmente, devo ammettere che questo centrosinistra è stato sconfitto ed è stato sconfitto in modo irreversibile. Per la verità il vero sconfitto è il bipartitismo, per intenderci il Partito Democratico di Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema e il PDL del venditore di fumo e plurinquisito Silvio Berlusconi.
I trionfatori (si fa per dire) sono, invece, quei partiti che hanno avuto il coraggio di alzare la voce, nel bene e nel male, e mi riferisco alla Lega xenofoba e razzista di Umberto Bossi (futuro sindaco di Milano?), all’Italia Dei Valori di Antonio Di Pietro, speriamo non solo giustizialista, e anche alla lista Cinque Stelle dell’urlante comico Beppe Grillo. Nemmeno la pacata UDC di Pierferdinando Casini, caparbiamente posizionata al centro e, diciamolo, più attenta alle alleanze remunerative che a ideali socio-politici, ha avuto il conforto almeno di qualche leggero avanzamento.
Persino la sinistra radicale, piazzando in Puglia il vincente Niki Vendola (alla faccia del PD e dello stratega da monopoli Massimo D’Alema) ha incassato il suo meritato premio.
Se, poi, andiamo a guardare bene i numeri emersi dalle urne, ci accorgiamo che nonostante la conquista delle regioni, il vero sconfitto è il PDL. Non soltanto ha perso in un anno quasi il 9% di voti ma, se togliamo dal mazzo i voti portati in dote dell’ex Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, costatiamo che l’eroscavaliere di voti suoi ne ha pochini.
Ma allora com’è stato possibile la vittoria del centrodestra? Senza minimizzare i problemi, mi viene da dire che il centrodestra ha vinto per l’inettitudine del centrosinistra. Forse è meglio dire: per inettitudine della classe dirigente del PD che, Bersani e D’Alema in testa, ha lavorato per perdere le elezioni nonostante il momento favorevole (il presidente del consiglio alle corde e indagato da varie procure e tribunali).
Una sinteticissima esibizione del bogar-pensiero la devo, tanto per sfogare un po’ la mia rabbia.
Il già accennato Vendola: se fosse stato per il PD, il governatore uscente della Puglia non sarebbe nemmeno stato candidato, a dimostrazione della lungimiranza politica del piacentino Bersani il quale avrebbe preferito al governo di quella regione il “famosissimo” Francesco Boccia.
In Piemonte invece anziché proporre il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, rilanciano la lady-puzza-sotto-il-naso Mercedes Bresso consegnando così il Piemonte a Roberto Cota della Lega che, quando parla ed esprime idee che parrebbero politiche, fa venire l’orchite persino alla monaca di Monza.
In Campania, non contenti delle prestazioni di Antonio Bassolino, candidano un altro campione di trasparenza, il sindaco salernitano Vincenzo De Luca regalando così a Stefano Caldoro una vittoria facile facile.
La regione Calabria, con la rinnovata candidatura di Agazio Loiero si trova nella stessa situazione della Campania con la sola variante che Loiero si è autoimposto (chissà con quali convincenti argomentazioni).
Ma il ridicolo di questa classe dirigente del Partito Democratico si esprime nella regione Lazio. È qui che l’inettitudine diventa sublime: Emma Bonino (che io stimo) si sveglia un mattino e, unilateralmente, dichiara di volersi presentare alle elezioni regionali in rappresentanza del centrosinistra. Il segretario PD, pur colto di sorpresa, per la cavalleria che lo contraddistingue nei confronti delle signore (da non confondersi con la galanteria interessata e pelosa del nostro primo ministro), non mostra nemmeno un accenno di pensiero alternativo, anzi contento di non dover pensare a proposte più direttamente legate al partito di cui è segretario, caldeggia la candidatura radicale. Per la verità mi pare la sostenga solo a parole perché di appoggio reale in campagna elettorale non ne ho visto. E così la Bonino ha perso e ha vinto la fascista Renata Polverini.
Ora ne vedremo delle belle.
Tanto per iniziare il servo Augusto Minzolini (che di solenne ha solo il nome), all’indomani della vittoria berlusconiana toglie lo schermo a tre giornalisti conduttori del TG1 rei di non aver sottoscritto un patetico documento di appoggio al loro direttore. Con una vera epurazione stile fascista mette alla gogna tre professionisti: Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e Tiziana Ferrario.
La lega pone già ora la candidatura a sindaco di Milano di Bossi, il padre della trota eletta in regione Lombardia, poiché c’è da gestire l’immenso flusso di denaro dell’Expo Milano 2015.
Papi e i suoi ministri sono già pronti per le riforme ad personam a iniziare dalle intercettazioni disposte dai giudici.
Gianfranco Fini sta preparando l'agguato.
L’unico motivo di allegria in quest’orribile campagna elettorale e dei conseguenti risultati elettorali (mi rendo conto che quest’allegria è fanciullesca e fuori posto per la mia età) è la mancata elezione a sindaco di Venezia del vero simbolo fisico e morale del centrodestra: il ciclope Renato Brunetta.
Come ha detto il regista Mario Monicelli durante la trasmissione Raiperunanotte, in Italia occorre una rivoluzione.
Ha ragione, diamoci da fare, riprendiamoci il Paese.




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