martedì 16 marzo 2010

PAR CONDICIO: ANNOZERO “NON S’HA DA FARE, NÉ DOMANI, NÉ MAI”

- Signor curato, - disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia. - Cosa comanda? - rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo.
- Lei ha intenzione, - proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull’intraprendere una ribalderia, - lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!
- Cioè... - rispose, con voce tremolante, don Abbondio: - cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del comune.
- Or bene, - gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando, - questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai.


Se a qualcuno, leggendo questa magnifica e attualissima pagina dei “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni, venisse in mente di sostituire la figura di don Abbondio con quella del tenero, pacioso, pio, poeta, ministro per caso o servo (così lo ha definito Luigi De Magistris, parlamentare europeo) Sandro Bondi commetterebbe un grave errore interpretativo, il levitante ministro è dalla parte di don Rodrigo, e, anche in questo caso, il governo dovrebbe attivarsi per un urgentissimo e, appunto, interpretativo decreto legge. Uno in più, uno in meno: che differenza fa?
Ho dovuto ripescare questo brano, prima nella memoria e poi andandomelo a rileggere, quando ieri sera il telegiornale (non quello minzoliniano che non guardo più da quando mia moglie mi ha diffidato dal continuare a vomitare sul tappeto nuovo del salotto) ha dato la notizia che, nonostante la decisione del TAR che ha accolto il ricorso di Sky e La7, contro il regolamento dell’Autorità di garanzia che per una strana “par condicio” rendeva impossibile l’informazione politica, il consiglio di amministrazione della Rai ha confermato la chiusura in campagna elettorale dei talk show politici: Annozero “non s’ha da fare, né domani, né mai”.
Conseguenza: la televisione privata, quasi completamente in mano al don-rodrigo Silvio Berlusconi, potrà informare, ovviamente in linea con l’editore, mentre la televisione cosiddetta pubblica, quella pagata dai cittadini, non potrà farlo.
Tutto questo è funzionale al fastidio che alcune trasmissioni arrecano alle sensibili orecchie del premier, tutto questo è funzionale al disegno politico del più desolante e pericoloso personaggio istituzionale della storia d’Italia, peggio dei re savoiardi o del conte Benso o del Benitone nazionale: la sua mission è svuotare le coscienze, asservirle pro domo sua, manipolarle per i suoi interessi economici e per alimentare la sua autostima, drogarle del nulla per ottenerne il consenso.
Lo dimostra ciò che sta emergendo dalla Procura di Trani e dalle intercettazioni apparse sulla stampa; infatti, non gli basta più il telegiornale del prono Augusto Minzolini (cresciuto alla scuola emiliofediana) ma arriva al consigliere dell’Agcom Giancarlo Innocenzi perché le trasmissioni “Annozero” di Michele Santoro e “Parla con me” di Serena Dandini chiudano i battenti giacché non si accodano al coro osannante del tiranno. Pare, inoltre, che in tutta questa incivile situazione sia coinvolto anche un membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Complimenti.
Se prima erano illazioni di stampa, ora sembra ufficiale: Silvio Berlusconi è indagato per concussione e, cosa assai più grave, per “violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”, reati compiuti ai danni dell’ufficio del Garante per le Comunicazioni. Oltre a lui, sarebbero indagati sia Giancarlo Innocenzi, (accusato di favoreggiamento personale in relazione alle dichiarazioni fatte agli investigatori con le quali avrebbe negato di aver ricevuto pressioni dal premier per chiudere Annozero) sia Augusto Minzolini (per aver rivelato il contenuto dell’audizione a cui era stato sottoposto a Trani come testimone).
Indovinate cosa fa il nostro primo indagato e martire. Rilascia una dichiarazione: “Sono scandalizzato perché a Trani ci sono state palesi violazioni di legge: è una iniziativa grottesca che non mi preoccupa affatto. È un diritto del presidente del Consiglio di parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato surrettiziamente come è avvenuto qui”.
Capite? Lo scandalizzato è lui e non noi! Lui è già in grado, addirittura prima dell’incredibile ispezione ordinata dal devoto e in carriera Angelino Alfano (uno dei due “bravi” manzoniani), di affermare che la legge è stata violata, è in grado di giudicare chi lo deve giudicare; poi, con la tracotanza del despota, ci propina un offensivo “menefrego”, il presidente fa ciò che gli pare.
Al “menefrego” rispondiamo con un “vaffanculo” (scusatemi, ma quando ci vuole, ci vuole): riprendiamoci le piazze (anche a dispetto del cattolicissimo, ruinianissimo e plurifamiliare Pierferdinando Casini) e lavoriamo a testa bassa per vincere le elezioni regionali e subito dopo diamoci un appuntamento per fare il punto della situazione.
Occorre un potente antidoto contro il veleno berlusconiano.



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