“I contratti più importanti della RAI vanno a Silvio Berlusconi e ai suoi figli, proprietari della Endemol. Ma non lo trovo scandaloso. Quello che troverei scandaloso sarebbero scelte al di fuori della normativa vigente. Se vogliamo fare un codice etico per cui con la Rai non possono avere nulla a che fare i parenti fino al sesto grado di chi siede in Parlamento, io sarei d’accordissimo”. Fin qui è Italo Bocchino in un’intervista rilasciata a SkyTg24.
Qualora ce ne fosse la necessità, questa è la prova provata dell’esistenza di un elefantiaco conflitto d’interessi ma nessuno, se non pochi e sparuti sfigati, usano la notizia per battere i pugni sullo scranno parlamentare o per denunciare la questione come scandalo nazionale. Evidentemente non è notizia o, se lo è, qualcuno ha decretato di metterla in sordina imbavagliando la televisione (e questo è purtroppo comprensibile oltre che chiaro ed evidente) e la stampa (e questo è meno comprensibile e dà adito a qualche ulteriore sospetto).
Alcune considerazioni, a voce alta, in questa deprimente società italiana dove un mascalzone pieno di soldi riesce a comprare tutto, avversari e coscienze comprese.
La denuncia delle mani sulla e nella RAI del presidente del Consiglio, attraverso Endemol, non ci viene notificata da un membro dell’opposizione ma da un esponente parlamentare della maggioranza, seppur in odore di eresia e probabilmente presto messo al rogo. Non deriva quindi dal desiderio e dalla consapevolezza di denunciare un’ingiustizia e un’illegalità ma dalla guerra tribale, tra bande, all’interno del partito dell’amore berlusconiano (al capo le escort e ai lacchè l’autoerotismo); non scaturisce, quindi, da un’accusa formulata dagli avversari politici, capeggiati (si fa per dire) da Pierluigi Bersani, i quali continuano serenamente il loro letargo.
Tuttavia a Bocchino non fa specie la questione, non lo scandalizza il fatto essendo, questo, avvenuto all’interno della normativa vigente. In effetti, il nostro ex-aennino, ex-missino e fascista, non intende affatto denunciare eventuali conflitti d’interesse anzi afferma che va bene così perché tutto è rispettoso della legge: per questo genio della democrazia, che il capo del Governo, possessore di tre reti televisive, sia il principale fornitore della sua concorrenza non è un problema nazionale, una vera emergenza politica. E all’opposizione non resta che qualche mugugno più per forma che per sostanza.
Endemol, dal 14 maggio 2007, è proprietà di Mediaset e fornisce la maggior parte dei programmi d’intrattenimento della Rai che, tradotto, vuol dire la colonizzazione dell’emittenza pubblica da parte dell’emittenza privata, cioè far passare ovunque il pensiero unico berlusconiano di stato, di politica e di morale e lo si vede dai programmi spazzatura che da un po’ di tempo la Rai ci elargisce. Ma nessuno pensa di ribellarsi.
Anzi, Paolo Bassetti, presidente e amministratore di Endemol (ovviamente in nome e per conto del cavaliere), con la tracotanza di chi si sente protetto dal potere, ci dice chiaro e tondo perché Berlusconi occupa la Rai: “Smettiamo di avere una visione pedagogica della tv, spetta alla scuola. L’etica della tv commerciale è il rapporto tra il cliente e il consumatore. Il servizio pubblico deve offrire ciò che serve per conoscere la realtà, non ciò che è bene e che è male”. La televisione è così al servizio non della verità ma della realtà plasmata e imposta dal padrone.
Noi siamo nelle mani di questa gentaglia e lo saremo fino a quando non metteremo a ferro e fuoco questa situazione, fino a quando sopporteremo gli inciuci dalemobersaniani, fino a quando il nostrano despota continuerà a regnare indisturbato.
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martedì 4 maggio 2010
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La question si risolve con un'idea utopica: spegnere la televisione. Anzi non comprarla nemmeno.Io nella mia famiglia ho fatto cosi'.
RispondiEliminaE le notizie le sappiamo lo stesso, anzi meglio.