venerdì 23 aprile 2010

GIANFRANCO-DAVIDE versus SILVIO-GOLIA

La mia idea sulla vicenda Fini-Berlusconi già la conoscete poiché l’ho già espressa in un precedente post: non è una guerra fra differenti ideali ma di potere e portafoglio ed è tutta interna alla destra, insomma, fatti loro.
Detto e confermato questo, non posso non esprimere un parere in merito a quanto di laido si è visto della direzione nazionale del PDL e del duetto (o duello?) fra il monarca Silvio Berlusconi e il suddito, seppur blasonato, Gianfranco Fini.
L’immagine del presidente della Camera nella prima fila del parterre, in piedi, con il dito puntato contro l’imbestialito presidente del Consiglio e del PDL nell’alto del suo podio, mi ha evocato, chissà perché, l’immagine di un plotone d’esecuzione che si prepara a fucilare, finalmente, il suo oppressore.
Ma come, direte voi, Fini ha perso su tutti i fronti, al documento finale solo 11 hanno votato contro il tiranno imparruccato e ha ricevuto solo coraggiosi applausi striminziti in contrapposizione alle ovazioni riservate al padrone dai suoi immorali lacchè e dagli ex-aennini che hanno trovato stabile collocazione nel serraglio del cavaliere al modico prezzo, per costoro, di qualche leccata e non sto a dirvi dove!
Qui vi sbagliate; almeno credo, almeno voglio credere.
Abbiamo avuto nella storia qualche esempio illuminante, uno fra tutti, il più classico, mi pare proprio pertinente seppur antichissimo, biblico: Davide e Golia, il moscerino e l’energumeno.
Quello che è successo ieri nella direzione nazionale del PDL è un fatto imprevisto, imprevedibile e deflagrante: il giocattolo si è rotto, il monolito è stato scalfito, un mortale ha osato contestare pubblicamente e duramente (non m’interessa, qui, se a ragione o a torto) l'immortale, il leader massimo, il padrone di un partito non partito, la perfida nutrice dei vari Sandro Bondi, dei Giulio Tremonti, dei Maurizio Lupi, dei Nicolò Ghedini, dei Roberto Formigoni, dei Renato Schifani, dei Marcello Dell’Utri, dei Franco Frattini e ora, a pieno titolo, anche dei nuovi acquisti (non scarterei il senso letterale del termine “acquisti”) fascisti ed ex-AN come Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri.
Un primo e isolato gesto di autonomia e di indipendenza si è consumato davanti alle telecamere che hanno colto, impietose (la regia sarà duramente punita per vilipendio al capo del governo), immagini del volto contratto dell’irascibile cavaliere-Golia (pensavo gli saltassero i punti della plastica facciale) e del dito puntato a guisa di arma di Fini-Davide. È la prima volta in assoluto che ciò accade e, essendosi rotto l’incantesimo, può essere che riaccada, e riaccada ancora e che ciò che appariva granitico ora possa mostrare la sua vera natura di coccio.
Mi sento ottimista, è un augurio che mi faccio e vi faccio.
Cosa succederà a Fini? Sarà cacciato dal partito? Se ne andrà con le sue gambe? Gli impediranno di fare il presidente della Camera? Tutto è possibile, specie se nella stanza dei bottoni ci sta uno con la rabbia canina e la bava alla bocca, ma la questione, per la verità, non mi appassiona molto per le motivazioni dette in premessa.
Voglio cogliere solo il dato che tutti abbiamo potuto vedere: Silvio Berlusconi è andato in corto-circuito, non è di conseguenza l’unto di Dio e nemmeno del Cardinal Tarcisio Bertone o del Vescovo Rino Fisichella (quello che giustifica la comunione data al pluridivorziato ma potente Berlusconi); quindi c’è speranza.
Chissà se anche a Pierluigi Bersani è nata qualche speranza e se gli viene la voglia di ascoltare pure i suoi scalpitanti iscritti come il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi.





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