venerdì 16 aprile 2010

FINI E BERLUSCONI GIOCANO ALLA GUERRA

Pensare che ciò che succede tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi sia una vera guerra dettata da ideali differenti e non da inconfessabili problemi di potere e di portafoglio è, a dir poco, ingenuo se non colpevolmente distorsivo e distraente.
Il problema, alla fin fine, è che il tiranno esercita il suo potere come più gli aggrada (altrimenti che despota sarebbe) e, in questa fase, elargisce più alla Lega Nord che agli ex-AN; così il co-fondatore del partito dell’amore (e co-responsabile dello scempio di questo Paese) viene preso dalla gelosia, si sente trascurato e pesta i piedi cercando di commuovere (e non spaventare, come vogliono farci intendere i giornali) il padrone in attesa del suo piatto di lenticchie.
Ma è evidente il perché papi ha occhi e orecchie solo per i seguaci celtici del padre del “trota”: chi è che ride alle sue freddure, chi è che lo adula dicendogli ciò che gli piace sentire, chi è che appoggia le sue imbecillate, chi è che strizza l’occhio alle sue frequentazioni con ragazzine? È Umberto Bossi, con i suoi sgherri, il quale, però, pretende, in contraccambio, che le sue richieste siano soddisfatte.
Mi raccomando, quindi, il liberatore non sarà e non potrà essere l’ex (?) fascista ora presidente della Camera dei Deputati, lui sta cercando solo di fare cassa, ovviamente per sé e non per il Paese.
Il liberatore, da che mondo è mondo, dovrebbe sorgere dall’opposizione ma, come tutti possono vedere (ciechi compresi) l’opposizione non c’è più, svanita nel nulla, senza nemmeno un vagito se non un sordo brontolio del sempre-in-piedi, purtroppo, Massimo D’Alema (ma siamo sicuri che costui faccia parte dell’opposizione?).
Sistemato il correo Fini, passiamo, invece, a cose più serie.
La Lega chiede tutto, dal prossimo sindaco di Milano al prossimo presidente del Consiglio, alle banche del nord (che, nel frattempo, si sono inglobate le banche del sud togliendo così ulteriori risorse al meridione d’Italia) e, nel tempo, vedremo quali altre pretese avranno; già controllano ferreamente le regioni del nord, il Veneto e il Piemonte direttamente con propri uomini e la Lombardia con un patto stretto con l'inamovibile e inossidabile reuccio ciellino Roberto Formicchioni. Sottraendo, come si può verificare dai risultati elettorali, spazi vitali allo stesso Berlusconi.
L’adulazione della Lega ha un costo e il nostro Silvio ce lo sta facendo pagare tutto e in contanti.
Per non farla troppo lunga, volendo sintetizzare, mi viene da dire che il Paese è impegnato a pagare i debiti politici che Berlusconi ha nei confronti del celodurista Bossi. Una prospettiva, questa, che fa rizzare tutti i peli del corpo (e solo quelli) e ci fa meditare su parole come dittatura, razzismo, qualunquismo, populismo, egoismo, e altre ancora.
Certo, se la finta crisi Fini/Berlusconi andasse in porto (ed è, comunque, cosa auspicabile) si dimostrerebbe la fumosità di un partito-azienda qual è il PDL, si dimostrerebbe che il partito dell’amore altro non è che il partito degli affari, ovviamente quelli del cavaliere di Arcore.
Così, forse, il popolo telediretto e votante per questo saltimbanco delle promesse non mantenute, delle bugie megagalattiche e delle potenti prestazioni sessuali, potrebbe risvegliarsi come Biancaneve al bacio del principe.
Ma dov’è il principe? Vedo solo i sette nani.



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