Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, la montagna, di letame, ha partorito un disgustoso topo di fogna.
Di fronte alla crisi, prima colpevolmente nascosta e oggi drammaticamente (per i poveracci) emersa, ci viene servita una manovra che fa acqua da tutte le parti; perfino loro stessi, i fedeli psico-dipendenti dello psico-nano Silvio Berlusconi e dell’altro psico-primo-della-classe Giulio Tremonti hanno presentato un così alto un numero di emendamenti da sembrare loro gli oppositori di loro stessi.
Di fronte al problema dell’arroganza della casta e al banchetto che si sta consumando a spese degli italiani, banchetto a base di appartamenti e di case e di puttane, il plurinquisito premier ci propina un “decreto intercettazioni” fatto apposta per favorire mafiosi e delinquenti (non i soliti ladruncoli di galline ma politici di rango, grand commis e dirigenti di aziende strategiche e non e, addirittura, un cardinale), tutti amici suoi. Persino alcuni sedicenti amici di merenda del prode dittatorello hanno qualche dubbio sulla bontà del decreto e incominciano a pensare, loro, ad alta voce, finalmente, che il decreto serve principalmente al capo per evitare che si sappia cosa combina e cosa ha combinato e non, invece, alla libertà di tutti. E così da decreto blindato sembra possa trasformarsi, grazie a dio, a decreto colabrodo-basta-che-si-faccia.
Di fronte alla vacatio sedis del ministero per lo sviluppo economico, ex lucrosa poltrona di Claudio Scajola, liquidato inspiegabilmente dallo spesso berluska, il satrapo governante non trova adeguate soluzioni di avvicendamento e resta lui anche in quel ministero che, guarda caso, ha competenze sulle frequenze televisive.
Di fronte a tutto questo e a molto altro, la realtà che si presenta è che questo capo di governo e i suoi ministri sono incapaci di intendere e volere, di governare, di trovare soluzioni ai problemi del paese ma usano tempo ed energie (specie economiche) per ingrassare i loro conti correnti e pararsi le spalle e proteggere i loro servi fedeli.
Ne volete un esempio? Quale azione urgente, in un periodo di grave crisi, poteva fare la nostra disgrazia nazionale? Ma cribbio, istituire un necessarissimo nuovo ministero che, finalmente, libererà l’Italia dall’angoscia della crisi economica: il ministero per l’attuazione del federalismo (il quarto che lavora su questa questione). La cosa non si ferma qui: nomina ministro di questo nuovo dicastero uno stinco di santo, Aldo Brancher.
E chi sarà mai costui! Ce ne dà notizia dettagliata il “Fatto Quotidiano” di ieri.
Il neo ministro, ex prete paolino poi spretato, dirigente della Fininvest e quindi deputato di Forza Italia è rinviato a giudizio per lo scandalo Bpl-Antonveneta; al suo attivo ha alcuni mesi di prigione per essere incappato in “mani pulite” per una brutta questione di corruzione e, in seguito, ha subito una condanna in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi per finanziamento illecito e falso in bilancio, condanna non eseguita poiché, “in Cassazione, il primo reato cadde in prescrizione, mentre il secondo fu amorevolmente depenalizzato dal governo Berlusconi”, di cui lo stesso neo ministro era sottosegretario.
“Il 26 giugno sarebbe dovuto iniziare al Tribunale di Milano il processo a suo carico per appropriazione indebita, processo finora rinviato per i suoi impedimenti parlamentari (tipo una imprescindibile missione alla Fiera di Hannover). Ma niente paura, ora che è ministro il processo non partirà nemmeno, grazie alla legge sul legittimo impedimento”.
Ecco il topo partorito dalla montagna: salvataggio in diretta e Giorgio noiosamente silente.
Giustizia è fatta, anzi è strafatta
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domenica 20 giugno 2010
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