Non riesco a farmene una ragione. Se io fossi stato condannato a sette anni di galera per concorso esterno in associazione mafiosa sarei grandemente preoccupato e spaventato e non sereno, o addirittura euforico, come il condannato, già in secondo grado, senatore del PDL Marcello Dell’Utri, amico intimo del premier Silvio Berlusconi e co-fondatore di Forza Italia.
Ma forse il condannato per mafia, per essere così euforico, deve avere un asso nella manica, non si spiega altrimenti. Certo, i giudici gli hanno tolto due anni rispetto ai nove già comminati con la prima sentenza ma, vivaddio, gliene hanno lasciati sette, non l’hanno assolto, anzi gli confermano il reato più grave e infamante (qui il curriculum giudiziario del condannato).
Per concludere degnamente quest’atmosfera festaiola, mancano solo i cannoli di quell’altro bel campione di onestà Totò Cuffaro.
Una persona normale, immagino, si arrenderebbe di fronte all’evidenza dei fatti ma lui no, anzi, con l’irriverenza di chi si sente protetto e potente e prepotente, si permette di ricordarci che il suo particolarissimo eroe resta e resterà il mafioso (dichiarato) Vittorio Mangano, lo stalliere e uomo di fiducia del Silvio nazionale che, nonostante tutto, continua a governarci. Nonostante tutto perché, la condanna inflitta a Dell’Utri la dice lunga sulle frequentazioni del presidente del Consiglio e su cosa e su chi, probabilmente, si fonda la sua leadership sia politica sia economica.
C’è ancora un terzo livello di giudizio al quale deve sottoporsi il senatore e tutto, in questa Italia ormai devitalizzata, è possibile, anche negare l’evidenza. Ma, per il momento, è un condannato al carcere, un infame e non dovrebbe occupare posti pubblici, posti di potere, non dovrebbe, in qualche modo, governarci essendo stato riconosciuto, per sentenza, un criminale.
Invece, com’è prassi, non soltanto resterà al Senato, non soltanto resterà il primo consigliere del ducetto di Arcore ma da quest’ultimo forse riceverà un ormai inflazionato premio: un ministero. Il ministero per i rapporti con la mafia. Con buona pace per la giustizia, l’onestà e la sicurezza.
Persino i giovani del PDL siciliano, gli amici accecati e un po’ minchioni del papi, sono costernati e, per uscire così allo scoperto, devono avere gli zebedei triturati: “Oggi più che mai sentiamo l’esigenza di avviare una profonda riflessione all’interno del partito dopo questa condanna che, seppur ridotta e non definitiva, rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica. Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito”.
Meditate gente, meditate!
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mercoledì 30 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
UN PAESE DALL’ENCEFALOGRAMMA PIATTO. NON BASTA UN MIRACOLO
Mi dispiace se la nazionale italiana ha fatto flop ai mondiali del Sudafrica, mi dispiace per l’allenatore, per i giocatori e per gli sportivi.
Per la verità, il mio dispiacere è un po’ di circostanza poiché io, di calcio, non solo non ne capisco nulla (non ricordo di aver mai visto un’intera partita) ma nemmeno mi appassiona: sarà un problema di DNA e non di mia colpa cosciente e, quindi, chiedo comprensione.
Ma lo spegnimento dei riflettori sulla tenzone calcistica, io spero riporti la nostra attenzione su un’altra tenzone, questa sì veramente drammatica, che riguarda non l’Italia sportiva ma quella politica, sociale ed economica. Proprio così, l’Italia, paese di santi poeti e navigatori, pare essere diventata il paese dall’encefalogramma piatto, dove la rassegnazione ha preso il posto della vitalità, dove la cultura pare essersi mutata in malattia esantematica.
Non voglio demoralizzarvi oltre misura e nemmeno istigarvi al suicidio, ma di disgrazie ne abbiamo in abbondanza, potremmo esportarle, o, per chi è pio, organizzare un viaggio a Lourdes.
• Abbiamo una percentuale di disoccupati, rilevato nel primo trimestre 2010, pari al 9,1% contro il 7,9% dello stesso periodo del 2009.
• La manovra finanziaria fa acqua da tutte le parti; i governatori delle regioni, i presidenti di provincia, i sindaci, per una volta tutti uniti senza eccezioni, schiaffeggiano politicamente e pesantemente sia il ministro Giulio Tremonti che il ducetto di Arcore Silvio Berlusconi: la manovra distrugge gli enti locali e lo stato sociale (persino il ciellino arraffa-tutto Roberto Formigoni, che deve tutto al papiminchia e al razzismo leghista, morde la mano ai suoi benefattori: che stia cambiando l’aria politica?).
• A Pomigliano d’Arco, la Fiat di Sergio Marchionne vince il referendum basato sul ricatto dei lavoratori, non lo stravince come avrebbe voluto ma incassa in premio la divisione dei lavoratori oltre che dei sindacati con il beneplacito del Ministro ex socialista Maurizio Sacconi che parla di accordo epocale (maledetto lui). Ma gli investimenti si faranno? Mistero.
• La sentenza di secondo grado, Corte d’Appello di Palermo, per Marcello dell’Utri: i giudici sono ancora, mentre scrivo, in camera di consiglio. Il loro verdetto ci dirà se il senatore, intimo amico e confidente e consulente politico del nostro immacolato premier, è colluso con la mafia, se mafia e politica hanno fatto affari comuni, se Silvio ha a che fare con cosa nostra. Mica male.
• Lo sciopero generale indetto per oggi dalla CGIL contro una manovra finanziaria che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
• Il nuovo inutile ministero al “legittimo impedimento” guidato da Aldo Brancher. Non ha fatto in tempo a essere nominato che l’infame invoca il legittimo impedimento per non presentarsi al processo per il tentativo di scalata ad Antonveneta da parte di Bpi in calendario per sabato prossimo, processo che oltre a lui (appropriazione indebita) vede imputata anche sua moglie Luana Maniezzo (ricettazione). Una bella famigliola, non c’è che dire, e un ottimo ministro della repubblica.
• Non parliamo della scuola e della ministra Maria Stella Gelmini, ascoltate direttamente i direttori didattici, i professori, i maestri e gli studenti. Ciò che si dice, che fu sfiduciata per inoperosità da presidente del consiglio del comune di Desenzano del Garda, è storia passata; ora, disgraziatamente, è diventata operosa e ha distrutto la scuola.
• La ministra Michela Brambilla, detta l’autoreggente rossa, il fiore all’occhiello del movimentismo berlusconiano, crea il “Comitato per la creazione di un’Italia animal friendly” per un paese attenta ai diritti degli animali. Due osservazioni: questo è il momento che richiederebbe più attenzione ai diritti degli umani (cassaintegrati, licenziati, vessati dall’ingiustizia, eccetera); anziché creare un comitato (con i relativi costi di gestione e gettoni di presenza), col potere che ha, faccia una legge se ne è capace. Appunto, se ne è capace.
• L’Aquila merita un post a parte. La denuncia del sindaco Massimo Cialente e le manifestazioni della popolazione sono così eloquenti che non capisco come i vari Guido Bertolaso restino nei posti di comando governativi. Dov’è la magistratura?
• Cosa ci sarà sotto le dimissioni di Lucio Stanca da amministratore delegato di Expo 2015 Spa? Non arrivano e non arriveranno i soldi? Che ruolo ha in tutto questo Comunione Liberazione con la sua Compagnia delle Opere? E la Lega nord che molto ha imparato da “Roma ladrona”?
• Il malaffare che impera in Italia coinvolge anche il Vaticano con un, fino ad ora, inedito “concordato degli affari” avente per capocomici da una parte l’ormai a tutti noto costruttore Diego Anemone e il Cardinale manager Crescenzo Sepe. Non provo solo vergogna ma rabbia. Vedremo gli sviluppi di questa meschina storia.
• Siamo ancora in ballo con il decreto sulle intercettazioni con il quale questo governo liberale vuole togliere la libertà di parola e d’informazione e, nel contempo, gratificare mafie e malaffare.
Senza continuare oltre, non vi pare che di disgrazie, noi italiani, ne abbiamo abbastanza? Non vi pare che vadano tutte ascritte a questo governo del malaffare? Non vi pare che sia ora di passare all’azione?
Ecco, forse nemmeno un viaggio a Lourdes con relativo miracolo è sufficiente: occorre la nostra azione. Aiutati che dio ti aiuta, dicevano i nostri vecchi, e avevano ragione.
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Per la verità, il mio dispiacere è un po’ di circostanza poiché io, di calcio, non solo non ne capisco nulla (non ricordo di aver mai visto un’intera partita) ma nemmeno mi appassiona: sarà un problema di DNA e non di mia colpa cosciente e, quindi, chiedo comprensione.
Ma lo spegnimento dei riflettori sulla tenzone calcistica, io spero riporti la nostra attenzione su un’altra tenzone, questa sì veramente drammatica, che riguarda non l’Italia sportiva ma quella politica, sociale ed economica. Proprio così, l’Italia, paese di santi poeti e navigatori, pare essere diventata il paese dall’encefalogramma piatto, dove la rassegnazione ha preso il posto della vitalità, dove la cultura pare essersi mutata in malattia esantematica.
Non voglio demoralizzarvi oltre misura e nemmeno istigarvi al suicidio, ma di disgrazie ne abbiamo in abbondanza, potremmo esportarle, o, per chi è pio, organizzare un viaggio a Lourdes.
• Abbiamo una percentuale di disoccupati, rilevato nel primo trimestre 2010, pari al 9,1% contro il 7,9% dello stesso periodo del 2009.
• La manovra finanziaria fa acqua da tutte le parti; i governatori delle regioni, i presidenti di provincia, i sindaci, per una volta tutti uniti senza eccezioni, schiaffeggiano politicamente e pesantemente sia il ministro Giulio Tremonti che il ducetto di Arcore Silvio Berlusconi: la manovra distrugge gli enti locali e lo stato sociale (persino il ciellino arraffa-tutto Roberto Formigoni, che deve tutto al papiminchia e al razzismo leghista, morde la mano ai suoi benefattori: che stia cambiando l’aria politica?).
• A Pomigliano d’Arco, la Fiat di Sergio Marchionne vince il referendum basato sul ricatto dei lavoratori, non lo stravince come avrebbe voluto ma incassa in premio la divisione dei lavoratori oltre che dei sindacati con il beneplacito del Ministro ex socialista Maurizio Sacconi che parla di accordo epocale (maledetto lui). Ma gli investimenti si faranno? Mistero.
• La sentenza di secondo grado, Corte d’Appello di Palermo, per Marcello dell’Utri: i giudici sono ancora, mentre scrivo, in camera di consiglio. Il loro verdetto ci dirà se il senatore, intimo amico e confidente e consulente politico del nostro immacolato premier, è colluso con la mafia, se mafia e politica hanno fatto affari comuni, se Silvio ha a che fare con cosa nostra. Mica male.
• Lo sciopero generale indetto per oggi dalla CGIL contro una manovra finanziaria che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
• Il nuovo inutile ministero al “legittimo impedimento” guidato da Aldo Brancher. Non ha fatto in tempo a essere nominato che l’infame invoca il legittimo impedimento per non presentarsi al processo per il tentativo di scalata ad Antonveneta da parte di Bpi in calendario per sabato prossimo, processo che oltre a lui (appropriazione indebita) vede imputata anche sua moglie Luana Maniezzo (ricettazione). Una bella famigliola, non c’è che dire, e un ottimo ministro della repubblica.
• Non parliamo della scuola e della ministra Maria Stella Gelmini, ascoltate direttamente i direttori didattici, i professori, i maestri e gli studenti. Ciò che si dice, che fu sfiduciata per inoperosità da presidente del consiglio del comune di Desenzano del Garda, è storia passata; ora, disgraziatamente, è diventata operosa e ha distrutto la scuola.
• La ministra Michela Brambilla, detta l’autoreggente rossa, il fiore all’occhiello del movimentismo berlusconiano, crea il “Comitato per la creazione di un’Italia animal friendly” per un paese attenta ai diritti degli animali. Due osservazioni: questo è il momento che richiederebbe più attenzione ai diritti degli umani (cassaintegrati, licenziati, vessati dall’ingiustizia, eccetera); anziché creare un comitato (con i relativi costi di gestione e gettoni di presenza), col potere che ha, faccia una legge se ne è capace. Appunto, se ne è capace.
• L’Aquila merita un post a parte. La denuncia del sindaco Massimo Cialente e le manifestazioni della popolazione sono così eloquenti che non capisco come i vari Guido Bertolaso restino nei posti di comando governativi. Dov’è la magistratura?
• Cosa ci sarà sotto le dimissioni di Lucio Stanca da amministratore delegato di Expo 2015 Spa? Non arrivano e non arriveranno i soldi? Che ruolo ha in tutto questo Comunione Liberazione con la sua Compagnia delle Opere? E la Lega nord che molto ha imparato da “Roma ladrona”?
• Il malaffare che impera in Italia coinvolge anche il Vaticano con un, fino ad ora, inedito “concordato degli affari” avente per capocomici da una parte l’ormai a tutti noto costruttore Diego Anemone e il Cardinale manager Crescenzo Sepe. Non provo solo vergogna ma rabbia. Vedremo gli sviluppi di questa meschina storia.
• Siamo ancora in ballo con il decreto sulle intercettazioni con il quale questo governo liberale vuole togliere la libertà di parola e d’informazione e, nel contempo, gratificare mafie e malaffare.
Senza continuare oltre, non vi pare che di disgrazie, noi italiani, ne abbiamo abbastanza? Non vi pare che vadano tutte ascritte a questo governo del malaffare? Non vi pare che sia ora di passare all’azione?
Ecco, forse nemmeno un viaggio a Lourdes con relativo miracolo è sufficiente: occorre la nostra azione. Aiutati che dio ti aiuta, dicevano i nostri vecchi, e avevano ragione.
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domenica 20 giugno 2010
UN NUOVO MINISTRO E UNA GIUSTIZIA “STRAFATTA”
Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, la montagna, di letame, ha partorito un disgustoso topo di fogna.
Di fronte alla crisi, prima colpevolmente nascosta e oggi drammaticamente (per i poveracci) emersa, ci viene servita una manovra che fa acqua da tutte le parti; perfino loro stessi, i fedeli psico-dipendenti dello psico-nano Silvio Berlusconi e dell’altro psico-primo-della-classe Giulio Tremonti hanno presentato un così alto un numero di emendamenti da sembrare loro gli oppositori di loro stessi.
Di fronte al problema dell’arroganza della casta e al banchetto che si sta consumando a spese degli italiani, banchetto a base di appartamenti e di case e di puttane, il plurinquisito premier ci propina un “decreto intercettazioni” fatto apposta per favorire mafiosi e delinquenti (non i soliti ladruncoli di galline ma politici di rango, grand commis e dirigenti di aziende strategiche e non e, addirittura, un cardinale), tutti amici suoi. Persino alcuni sedicenti amici di merenda del prode dittatorello hanno qualche dubbio sulla bontà del decreto e incominciano a pensare, loro, ad alta voce, finalmente, che il decreto serve principalmente al capo per evitare che si sappia cosa combina e cosa ha combinato e non, invece, alla libertà di tutti. E così da decreto blindato sembra possa trasformarsi, grazie a dio, a decreto colabrodo-basta-che-si-faccia.
Di fronte alla vacatio sedis del ministero per lo sviluppo economico, ex lucrosa poltrona di Claudio Scajola, liquidato inspiegabilmente dallo spesso berluska, il satrapo governante non trova adeguate soluzioni di avvicendamento e resta lui anche in quel ministero che, guarda caso, ha competenze sulle frequenze televisive.
Di fronte a tutto questo e a molto altro, la realtà che si presenta è che questo capo di governo e i suoi ministri sono incapaci di intendere e volere, di governare, di trovare soluzioni ai problemi del paese ma usano tempo ed energie (specie economiche) per ingrassare i loro conti correnti e pararsi le spalle e proteggere i loro servi fedeli.
Ne volete un esempio? Quale azione urgente, in un periodo di grave crisi, poteva fare la nostra disgrazia nazionale? Ma cribbio, istituire un necessarissimo nuovo ministero che, finalmente, libererà l’Italia dall’angoscia della crisi economica: il ministero per l’attuazione del federalismo (il quarto che lavora su questa questione). La cosa non si ferma qui: nomina ministro di questo nuovo dicastero uno stinco di santo, Aldo Brancher.
E chi sarà mai costui! Ce ne dà notizia dettagliata il “Fatto Quotidiano” di ieri.
Il neo ministro, ex prete paolino poi spretato, dirigente della Fininvest e quindi deputato di Forza Italia è rinviato a giudizio per lo scandalo Bpl-Antonveneta; al suo attivo ha alcuni mesi di prigione per essere incappato in “mani pulite” per una brutta questione di corruzione e, in seguito, ha subito una condanna in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi per finanziamento illecito e falso in bilancio, condanna non eseguita poiché, “in Cassazione, il primo reato cadde in prescrizione, mentre il secondo fu amorevolmente depenalizzato dal governo Berlusconi”, di cui lo stesso neo ministro era sottosegretario.
“Il 26 giugno sarebbe dovuto iniziare al Tribunale di Milano il processo a suo carico per appropriazione indebita, processo finora rinviato per i suoi impedimenti parlamentari (tipo una imprescindibile missione alla Fiera di Hannover). Ma niente paura, ora che è ministro il processo non partirà nemmeno, grazie alla legge sul legittimo impedimento”.
Ecco il topo partorito dalla montagna: salvataggio in diretta e Giorgio noiosamente silente.
Giustizia è fatta, anzi è strafatta
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Di fronte alla crisi, prima colpevolmente nascosta e oggi drammaticamente (per i poveracci) emersa, ci viene servita una manovra che fa acqua da tutte le parti; perfino loro stessi, i fedeli psico-dipendenti dello psico-nano Silvio Berlusconi e dell’altro psico-primo-della-classe Giulio Tremonti hanno presentato un così alto un numero di emendamenti da sembrare loro gli oppositori di loro stessi.
Di fronte al problema dell’arroganza della casta e al banchetto che si sta consumando a spese degli italiani, banchetto a base di appartamenti e di case e di puttane, il plurinquisito premier ci propina un “decreto intercettazioni” fatto apposta per favorire mafiosi e delinquenti (non i soliti ladruncoli di galline ma politici di rango, grand commis e dirigenti di aziende strategiche e non e, addirittura, un cardinale), tutti amici suoi. Persino alcuni sedicenti amici di merenda del prode dittatorello hanno qualche dubbio sulla bontà del decreto e incominciano a pensare, loro, ad alta voce, finalmente, che il decreto serve principalmente al capo per evitare che si sappia cosa combina e cosa ha combinato e non, invece, alla libertà di tutti. E così da decreto blindato sembra possa trasformarsi, grazie a dio, a decreto colabrodo-basta-che-si-faccia.
Di fronte alla vacatio sedis del ministero per lo sviluppo economico, ex lucrosa poltrona di Claudio Scajola, liquidato inspiegabilmente dallo spesso berluska, il satrapo governante non trova adeguate soluzioni di avvicendamento e resta lui anche in quel ministero che, guarda caso, ha competenze sulle frequenze televisive.
Di fronte a tutto questo e a molto altro, la realtà che si presenta è che questo capo di governo e i suoi ministri sono incapaci di intendere e volere, di governare, di trovare soluzioni ai problemi del paese ma usano tempo ed energie (specie economiche) per ingrassare i loro conti correnti e pararsi le spalle e proteggere i loro servi fedeli.
Ne volete un esempio? Quale azione urgente, in un periodo di grave crisi, poteva fare la nostra disgrazia nazionale? Ma cribbio, istituire un necessarissimo nuovo ministero che, finalmente, libererà l’Italia dall’angoscia della crisi economica: il ministero per l’attuazione del federalismo (il quarto che lavora su questa questione). La cosa non si ferma qui: nomina ministro di questo nuovo dicastero uno stinco di santo, Aldo Brancher.
E chi sarà mai costui! Ce ne dà notizia dettagliata il “Fatto Quotidiano” di ieri.
Il neo ministro, ex prete paolino poi spretato, dirigente della Fininvest e quindi deputato di Forza Italia è rinviato a giudizio per lo scandalo Bpl-Antonveneta; al suo attivo ha alcuni mesi di prigione per essere incappato in “mani pulite” per una brutta questione di corruzione e, in seguito, ha subito una condanna in primo e secondo grado a 2 anni e 8 mesi per finanziamento illecito e falso in bilancio, condanna non eseguita poiché, “in Cassazione, il primo reato cadde in prescrizione, mentre il secondo fu amorevolmente depenalizzato dal governo Berlusconi”, di cui lo stesso neo ministro era sottosegretario.
“Il 26 giugno sarebbe dovuto iniziare al Tribunale di Milano il processo a suo carico per appropriazione indebita, processo finora rinviato per i suoi impedimenti parlamentari (tipo una imprescindibile missione alla Fiera di Hannover). Ma niente paura, ora che è ministro il processo non partirà nemmeno, grazie alla legge sul legittimo impedimento”.
Ecco il topo partorito dalla montagna: salvataggio in diretta e Giorgio noiosamente silente.
Giustizia è fatta, anzi è strafatta
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mercoledì 16 giugno 2010
SPATUZZA, IL GOVERNO E LA MAFIA
Abbiamo un morto che cammina: Gaspare Spatuzza.
Abbiamo chi ha emesso il verdetto: Roberto Maroni, ministro dell’Interno, tramite la Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione, quindi il Governo.
Abbiamo chi eseguirà la condanna: la mafia.
Abbiamo chi trae giovamento da tutto questo: Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e tanti altri potenti.
Questo è quanto si desume dalle energiche prese di posizione di Antonio Di Pietro e non solo lui.
Cosa è successo di così grave da attirare l’attenzione in un momento così complicato e difficile per la democrazia come una crisi economica prima negata e poi maldestramente e cinicamente riversata sulla parte più debole della popolazione, come l’attentato in corso alla democrazia e alla libertà avendo approvato al Senato il decreto sulle intercettazioni, come il ricatto e l’imposizione di Sergio Marchionne della Fiat che vuole trasformare la fabbrica in caserma o, peggio, in galera?
Non è successo nulla di strano rispetto a quanto già da ormai un ventennio sta accadendo in Italia, si sta solamente attuando, nei tempi previsti, il disegno del “maestro venerabile” Licio Gelli.
Per venire ai fatti, il boss della mafia Gaspare Spatuzza non è stato ammesso al programma di protezione come invece era stato richiesto dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo che indagano sulle stragi di via D'Amelio e del ’93 (mafia e politica), procure in odore di becero comunismo.
Il mafioso pentito Spatuzza, per intenderci, è quel delinquente, ritenuto però attendibile nelle sue dichiarazioni, che sta accusando di collusione con la mafia Marcello Dell’Utri e che sta dicendo che con le varie stragi degli inizi degli anni novanta sono coinvolti settori deviati dello stato e fa pure qualche apprezzamento sulla nascita, allora, di Forza Italia. Mi fermo qui con il racconto del fatto: i particolari potete leggerli navigando in rete.
Quale è la morale che ne traggo? Chi va contro il presidente Berlusconi e i suoi amici non ha vita facile e così se un boss amico come Vittorio Mangano (stalliere di Arcore) ha diritto al rispetto del capo, a un boss come Spatuzza (che a differenza di Mangano è riconosciuto dalla magistratura come pentito di mafia), che accusa invece il ducetto imparruccato e accoliti di “turperie”, non solo non gli si concede diritto di parola e di essere creduto ma gli è negata la protezione che viene di regola concessa a qualunque quaquaraquà. Insomma, ciò che appare è che il Viminale ha emesso una "sentenza ad personam" da affiancare alle numerose leggi ad personam.
Siamo tutti avvertiti: se stai col capo, non ti succede nulla ma se sgarri sei finito. Così diceva il fascismo e così insegna la mafia.
Come vedete si sta attuando un piano ben orchestrato e che ha come vittime sacrificali la libertà e la democrazia cioè la vita stessa delle persone a beneficio del satrapo e dei suoi fedeli servitori.
Spatuzza non mi piace o, meglio, mi fa orrore; ma c’è chi mi piace ancor meno: il primo ora è in pericolo di vita e l’altro/gli altri no.
E io sono contro la pena di morte, anche per Caino.
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venerdì 11 giugno 2010
GRAZIE SILVIO, TU SÌ CHE SEI DEI NOSTRI. I TUOI AMICI CRIMINALI
Grazie Silvio, tu sì che sei dei nostri!
È fascismo autentico, stesso DNA, stessi metodi.
Il capogruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro, annunciando l’uscita dei senatori democratici dall’aula al momento del voto, non si lascia intimidire e definisce così il decreto legge: “tutela meglio, molto meglio i criminali dei cittadini e uccide il diritto a essere informati” e ancora: “voi volete nascondere i vostri affari, l’uso privato delle risorse pubbliche e tutelare la vostra privacy perché volete il popolo cieco e bue”. Parole di fuoco che non lasciano spazio alle interpretazioni.
Anche Antonio Di Pietro non si lascia sfuggire l’occasione, dopo una nottata di protesta a Palazzo Madama: “questo governo e questa maggioranza appecoronata devono andare a casa. I cittadini, invece di stare a guardare si ribellino perché serve una nuova resistenza e siamo rammaricati che ancora una volta siamo stati lasciati soli a fermare una maggioranza criminale”.
Già, nuova resistenza e maggioranza criminale. Condivido, condivido, condivido mille volte.
Se siamo riusciti, allora, a sconfiggere il fascismo perché non riprovarci, oggi, contro questo fascismo di ritorno che oggi si chiama berlusconismo (per analogia, solo con un’azione contro natura, la parrucca, anche il nostro Silvietto non mostra la testa pelata come invece ostentava Benito)?
E se questa maggioranza è criminale, non perché la pensa diversamente da me o da te ma perché con leggi ad personam e leggi pro delinquenti si pone contro la società civile, perché non aiutiamo magistrati e giornalisti e poliziotti a rinchiudere i criminali nelle patrie galere?
Come? Manifestando, creando opinione pubblica, protestando davanti ai palazzi del potere, alzando la voce per non farci zittire, scrivendo e raccontando la verità.
Intanto i giornalisti sono i primi a mobilitarsi: sciopero per silenzio stampa nazionale il giorno del via libera definitivo di Montecitorio, probabilmente il 9 luglio. Partecipiamoci, anche se non siamo giornalisti, perché siamo cittadini.
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Firmato: cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, pedofili, truffatori, bari, corrotti, corruttori, razzisti, evasori, assassini, ladri, stupratori, borseggiatori, rapinatori, terroristi, spacciatori, estorsori, rapitori, magnacci, trafficanti di armi, trafficanti di organi, fascisti, falsari, diffamatori, falsi testimoni, ricattatori, sequestratori, rei di peculato, collusi e criminali in genere.
Questo, suppongo, avranno pensato gli immaginari (ma non tanto) firmatari del ringraziamento, dopo il voto di fiducia, ieri al senato, sul ddl intercettazioni.
Con un atto di forza e con un’arroganza tale da far impallidire persino il benitone in persona, la nostra disgrazia nazionale, Silvio Berlusconi, ci omaggia di un ulteriore sopruso blindando il decreto sulle intercettazioni e impedendo qualunque miglioria. Gianfranco Fini ovviamente consenziente. Giorgio Napolitano immagino già con la stilografica in mano (facile profezia). Dio li fa e poi li accoppia.È fascismo autentico, stesso DNA, stessi metodi.
Il capogruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro, annunciando l’uscita dei senatori democratici dall’aula al momento del voto, non si lascia intimidire e definisce così il decreto legge: “tutela meglio, molto meglio i criminali dei cittadini e uccide il diritto a essere informati” e ancora: “voi volete nascondere i vostri affari, l’uso privato delle risorse pubbliche e tutelare la vostra privacy perché volete il popolo cieco e bue”. Parole di fuoco che non lasciano spazio alle interpretazioni.
Anche Antonio Di Pietro non si lascia sfuggire l’occasione, dopo una nottata di protesta a Palazzo Madama: “questo governo e questa maggioranza appecoronata devono andare a casa. I cittadini, invece di stare a guardare si ribellino perché serve una nuova resistenza e siamo rammaricati che ancora una volta siamo stati lasciati soli a fermare una maggioranza criminale”.
Già, nuova resistenza e maggioranza criminale. Condivido, condivido, condivido mille volte.
Se siamo riusciti, allora, a sconfiggere il fascismo perché non riprovarci, oggi, contro questo fascismo di ritorno che oggi si chiama berlusconismo (per analogia, solo con un’azione contro natura, la parrucca, anche il nostro Silvietto non mostra la testa pelata come invece ostentava Benito)?
E se questa maggioranza è criminale, non perché la pensa diversamente da me o da te ma perché con leggi ad personam e leggi pro delinquenti si pone contro la società civile, perché non aiutiamo magistrati e giornalisti e poliziotti a rinchiudere i criminali nelle patrie galere?
Come? Manifestando, creando opinione pubblica, protestando davanti ai palazzi del potere, alzando la voce per non farci zittire, scrivendo e raccontando la verità.
Intanto i giornalisti sono i primi a mobilitarsi: sciopero per silenzio stampa nazionale il giorno del via libera definitivo di Montecitorio, probabilmente il 9 luglio. Partecipiamoci, anche se non siamo giornalisti, perché siamo cittadini.
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lunedì 7 giugno 2010
IL DITO MEDIO DELLA MANO SINISTRA
Al popolo rincoglionito, quello che, per intenderci, si affida anche e ancora agli sproloqui del prono Augusto Minzolini (non avendone a sufficienza delle cazzate governative) si può dire tutto e il contrario di tutto, senza che entri in azione la materia grigia. Altrimenti non si spiega l’apatia generale nei confronti delle varie leggi approvate o in discussione e tra queste quella che riguarda l’intercettazione (venduta come difesa della privacy anziché battezzarla come regalia cosciente a mafie, frodatori, pedofili, assassini, contrabbandieri, corrieri della droga e associati a tutte le schifezze di questo mondo) o la manovra anticrisi che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Proprio così, immaginatevi il mandrillone arrapato, che sbava alla vista della crocerossina, che tra una ormai solitaria performance e l’altra (diamogli un po’ di bromuro, si sta rovinando con le sue mani!) ci urla nelle orecchie che “non metterò le mani nelle tasche degli italiani” senza però specificare dove ci metterà il dito medio della mano sinistra.
Siamo così rincoglioniti che non ci accorgiamo che la manovra economica, il ladrocinio di stato, altro non è che l’alleggerimento o, meglio, l’indiscriminata razzia nel portafoglio dei soliti noti, quelli a reddito fisso, gli operai, gli impiegati e i pensionati mentre loro, gli scorfani della morale, quelli che stanno sempre nella stanza dei bottoni, se la ridono di gusto.
Questi arraffatori immorali, alla catena dell’amato Silvio Berlusconi, i vari ministri viceministri e sottosegretari (tanto per citarne alcuni, Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Angelino Alfano, Gianni Letta) usano degli eufemismi per imbrogliare sempre più la gente: non si parla più di tasse ma di finanziaria “etica”, come non si dice più spazzino ma operatore ecologico. L’inganno e l’ipocrisia sistematica come nuova moralità.
Non aumentano le tasse? Secondo voi tagliare i fondi agli enti locali cos’è se non un camuffato, e ad altri delegato, aumento di tasse? I comuni, per garantirti i servizi primari alla persona avranno due possibilità: o aumentare le imposte locali (sempre tasse sono) o abbassare il livello della qualità della vita delle famiglie applicando, per esempio, tagli al servizio prescolastico o all’assistenza agli anziani.
Oppure, permettere che aumentino i costi della benzina, dell’acqua, dei trasporti, dei pedaggi autostradali, delle assicurazioni, della raccolta dei rifiuti a tutto vantaggio dell’erario (più permetti o addirittura auspichi i rincari e più lo stato incassa) e dei grandi monopolisti non è aumentare indirettamente le tasse alle famiglie che non possono fare a meno di benzina, acqua, viaggi, e assicurazioni?
L’ipocrisia del potere politico non ha freni e i portafogli dei parlamentari, dei politici e dei loro portaborse non si toccano realmente nonostante i proclami: il loro contributo alla crisi non pare, a loro stessi, necessario; anzi, la manovra, per esempio, non permette e non prevede tagli né a Palazzo Chigi (sede del papiminchia) né alla Protezione Civile (la cassaforte inespugnabile e incontrollabile della presidenza del Consiglio): c’è chi muore e c’è chi gode.
Un tempo avevamo i sindacati che ci difendevano.
Oggi abbiamo due possibilità, suggerite entrambe dal grande Massimo Troisi: la prima “non ci resta che piangere” e la seconda “ricomincio da tre”. Io scelgo la seconda e così il dito medio della mano sinistra ritorna, com’è naturale, all’orifizio del mandrillone voglioso.
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Proprio così, immaginatevi il mandrillone arrapato, che sbava alla vista della crocerossina, che tra una ormai solitaria performance e l’altra (diamogli un po’ di bromuro, si sta rovinando con le sue mani!) ci urla nelle orecchie che “non metterò le mani nelle tasche degli italiani” senza però specificare dove ci metterà il dito medio della mano sinistra.
Siamo così rincoglioniti che non ci accorgiamo che la manovra economica, il ladrocinio di stato, altro non è che l’alleggerimento o, meglio, l’indiscriminata razzia nel portafoglio dei soliti noti, quelli a reddito fisso, gli operai, gli impiegati e i pensionati mentre loro, gli scorfani della morale, quelli che stanno sempre nella stanza dei bottoni, se la ridono di gusto.
Questi arraffatori immorali, alla catena dell’amato Silvio Berlusconi, i vari ministri viceministri e sottosegretari (tanto per citarne alcuni, Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Angelino Alfano, Gianni Letta) usano degli eufemismi per imbrogliare sempre più la gente: non si parla più di tasse ma di finanziaria “etica”, come non si dice più spazzino ma operatore ecologico. L’inganno e l’ipocrisia sistematica come nuova moralità.
Non aumentano le tasse? Secondo voi tagliare i fondi agli enti locali cos’è se non un camuffato, e ad altri delegato, aumento di tasse? I comuni, per garantirti i servizi primari alla persona avranno due possibilità: o aumentare le imposte locali (sempre tasse sono) o abbassare il livello della qualità della vita delle famiglie applicando, per esempio, tagli al servizio prescolastico o all’assistenza agli anziani.
Oppure, permettere che aumentino i costi della benzina, dell’acqua, dei trasporti, dei pedaggi autostradali, delle assicurazioni, della raccolta dei rifiuti a tutto vantaggio dell’erario (più permetti o addirittura auspichi i rincari e più lo stato incassa) e dei grandi monopolisti non è aumentare indirettamente le tasse alle famiglie che non possono fare a meno di benzina, acqua, viaggi, e assicurazioni?
L’ipocrisia del potere politico non ha freni e i portafogli dei parlamentari, dei politici e dei loro portaborse non si toccano realmente nonostante i proclami: il loro contributo alla crisi non pare, a loro stessi, necessario; anzi, la manovra, per esempio, non permette e non prevede tagli né a Palazzo Chigi (sede del papiminchia) né alla Protezione Civile (la cassaforte inespugnabile e incontrollabile della presidenza del Consiglio): c’è chi muore e c’è chi gode.
Un tempo avevamo i sindacati che ci difendevano.
Oggi abbiamo due possibilità, suggerite entrambe dal grande Massimo Troisi: la prima “non ci resta che piangere” e la seconda “ricomincio da tre”. Io scelgo la seconda e così il dito medio della mano sinistra ritorna, com’è naturale, all’orifizio del mandrillone voglioso.
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